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Pensioni: la nuova riforma del governo Renzi

Pensioni: la nuova riforma del governo Renzi

La cura dimagrante che il commissario per i tagli alla spesa pubblica Carlo Cottarelli ha preparato per il premier Matteo Renzi e ha presentato mercoledì 19 aprile, andrà a toccare svariate voci di spesa, dai finanziamenti ai partiti alla pubblica amministrazione, fino alle pensioni.

La riforma del sistema pensionistico è uno dei capitoli più delicati della spending review firmata dal Cottarelli, ex direttore del Fondo Monetario, e che, dai calcoli, dovrebbe permettere allo Stato di ricavare oltre trenta miliardi di euro nel giro di tre anni. Di questi, circa due o tre miliardi potrebbero arrivare mettendo mano alle pensioni. Cifra che, secondo la volontà di Cottarelli doveva essere più alta, ma che il premier Renzi ha limitato.

Secondo il progetto riformista, infatti, si prevedeva anche il prelievo una tantum sulle pensioni oltre i tremila euro lordi al mese, un prelievo da cui si pensava di poter ottenere in tre anni due miliardi e novecento mila euro. Proposta, bloccata dal premier per non incorrere nelle ire dei pensionati e dei sindacati.

Punto fermo della riforma delle pensioni sarà, invece, l’aumento di un anno dei contributi – da 41 a 42 anni– necessari alle donne che vogliono andare in pensione senza aver raggiunto l’età anagrafica. In questo modo il sistema sarebbe allineato a quello degli uomini. Una misura dalla quale si pensa di ricavare oltre un miliardo e mezzo di euro.

Ma non solo: nella riforma pensionistica, potrebbero arrivare anche misure che toccano tasti molto delicati, come le pensioni di guerra, le pensioni di reversibilità per le vedove e gli assegni di accompagnamento per gli invalidi. Tutte misure che resteranno in vigore ma che potrebbero subire delle sforbiciate.

Infine, per quanto riguarda uno degli altri tasti dolenti della manovra di tagli alla spesa, il settore pubblico si vedrebbe decurtato di almeno 85 mila unità entro il 2016, per un costo complessivo di tre miliardi di euro. Inoltre, anche i dirigenti pubblici si vedranno ridotto il proprio stipendio, in media dell’8-12 per cento.

Redazione

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