Il rischio di non autosufficienza inizia a essere preso in considerazione già da giovani e organizzarsi per tempo diventa sempre più una priorità per le persone. È quanto emerge dal quarto Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi – Essity che per la prima volta ha coinvolto soggetti giovani, con un’età media di 37 anni, per esaminare il loro pensiero rispetto ai temi della non autosufficienza e del settore Long Term Care.
Secondo i dati del Rapporto, il 54% del campione esaminato è pronto a organizzarsi in anticipo per far fronte al rischio di non autosufficienza e ad adottare misure di prevenzione. Punti di riferimento per tutto ciò sono il mondo della sanità e il passaparola, mentre non vengono considerati i gestori del settore socio-sanitario. Un cambiamento di atteggiamento negli italiani che dal punto di vista organizzativo dovrebbe essere da stimolo per iniziare a pensare a servizi di prevenzione e di ingaggio precoce capaci sia di rispondere a questi nuovi bisogni delle persone, sia di alleggerire il sistema di welfare pubblico e di dare maggiore spazio di mercato al settore privato.
Il Rapporto scatta una fotografia del settore dell’assistenza agli anziani in Italia e mette in luce la scarsità di figure centrali nella cura e nell’assistenza dei senior. Nelle rsa italiane mancano all’appello il 26% degli infermieri, il 18% dei medici e il 13% degli oss a causa di una carenza strutturale di figure professionali e di una competizione tra settore sanitario e socio-sanitario nell’attrarre nuove leve.
Ciò rischia di tradursi in una possibile compromissione dei servizi e della crescita del settore. Inoltre, il 100% dei gestori delle rsa partecipanti dichiara di vivere una situazione critica nella gestione delle persone già impiegate a causa della carenza di personale a livello italiano (94%), della motivazione (56%) e dei casi di burn out (38%).
Quando si parla di long term care in Italia, non mancano casi di successo e il rapporto ne racconta ben 24, espressione di quattro diversi cantieri aperti di innovazione. Stando ai dati presentati, c’è chi punta a rafforzare l’organizzazione con focus formazione e cultura aziendale, c’è chi sfrutta la tecnologia e chi sperimenta nuove modalità di presa in carico di demenza e Alzheimer insieme o nuovi modelli di servizio per scardinare il modello rsa tradizionale e superarne i limiti. A detta dei gestori delle rsa, queste innovazioni possono concretizzarsi se ci sono competenze interne (64% dei rispondenti) e la disponibilità di dati e sistemi di monitoraggio (56%) a testimonianza della centralità di personale e di sistemi informativi per il successo del settore.
Stando ai soggetti promotori del rapporto, ci sono alcune direttrici su cui è importante muoversi per garantire un’assistenza efficace a coloro che ne hanno bisogno e per alleggerire la pressione sul settore long term care, soprattutto se si considera che nel 2020 le aziende del settore hanno perso il 6,2% del loro fatturato, un dato in ripresa dallo scorso anno, ma che testimonia la necessità di ripensare e supportare il sistema. In questo senso si mostra importante anche il ricorso da parte dei gestori a partner di valore che possano supportarli nella gestione di costi-consumi e servizi.
Per Elisabetta Notarnicola, Associate Professor of Practice, Divisione Government, Health e Not for Profit presso SDA Bocconi School of Management e coordinatrice del Rapporto, «da anni ribadiamo che il settore long term care deve essere protagonista di un cambiamento, sia a livello di sistema che di servizi offerti. Oggi abbiamo anche i dati circa le percezioni delle famiglie che ci confermano che sono pronte per una diversa visione dell’assistenza. Anche le condizioni di contesto sono favorevoli, con un maggior dinamismo e possibilità di investimento rispetto al passato, anche grazie a Pnrr. Le aziende del settore stanno provando a innovare, lo testimoniano i casi di successo che abbiamo raccolto nel Rapporto, ma come possiamo pensare che riescano a farlo se scarseggia il fattore critico di successo principale, ovvero il personale? Senza le persone il cambiamento non può arrivare».
Aggiunge Massimo Minaudo, amministratore delegato di Essity Italia: «L’assistenza delle persone non autosufficienti auspichiamo diventi una priorità per il Paese anche alla luce dell’interesse verso il tema della non autosufficienza da parte di persone sempre più giovani».