Abbiamo da poco salutato l’anno trascorso, iniziando quello nuovo ancora in emergenza sanitaria, alle prese con la quarta ondata di pandemia e la campagna vaccinale che prosegue a distanza di un anno esatto dalle prime vaccinazioni al settore sanitario, poi estesa a tutta la popolazione. In questi due anni di gestione emergenziale, le rsa hanno saputo far fronte in modo energico e professionale a quanto di più imprevedibile potesse capitare loro. Un settore che, con grandi sforzi economici e professionali, con tutte le risorse proprie possibili, ha fatto in modo di rimanere in piedi anche quando aveva tutti i riflettori puntati, con attacchi che lo appesantivano di ulteriore dolore.
Le strutture socio sanitarie per anziani non autosufficienti, solite a vivere e a dare valore a un contesto comunitario, si sono dovute attrezzare e adeguare adottando ulteriori prassi, operative fino a oggi, fuori dal loro contesto ordinario e delle loro possibilità strutturali e funzionali. Ma hanno anche dovuto “resistere” – e ancora lo fanno – nel garantire servizi assistenziali. Oggi si trovano ancora nella difficoltà di reperire figure professionali da inserire nei propri organici, perché spesso “prelevati” dal servizio pubblico.
Una carenza, nello specifico infermieristica ma non solo, che ha segnato e sta ancora mettendo duramente alla prova il mantenimento dell’operatività ordinaria giornaliera a spese dei pochi infermieri rimasti e degli altrettanti pochi, pochissimi, disponibili sul mercato del lavoro.
Siamo di fronte a una continua necessità di ricerca del personale sanitario e della formalizzazione di una assunzione o collaborazione, con le strutture sanitarie private in competizione tra loro per riuscire ad accaparrarsi anche solo una unità operativa in più tra i loro organici.
Rsa ampiamente provate, da un lato, dal sostenere spese importanti per la gestione della pandemia. Dall’altro, molte di loro si sono ritrovate con tassi di occupazione e di degenza ancora lontani dalla precedente normalità.
Il mondo socio sanitario, così come chiedono sempre più voci, ha bisogno di essere ascoltato dalle istituzioni e di spazi di confronto sempre più ampi.
Il sostegno al funzionamento delle rsa di oggi e a quelle di domani è necessario in primis per il bisogno alla cura del singolo e per la tenuta sociale famigliare. Ma significa anche sostenere un sistema economico di grande portata, con tutto il suo indotto, e consente una programmazione adeguata per definire e formare un numero corretto e certo di future figure infermieristiche.
Attendiamo fiduciosi
Andrea Benelli
Andrea Benelli nasce a Genova il 14 marzo 1977. Sposato, un figlio, entra per caso nel mondo delle rsa nel 2007. Ha quasi trent’anni e il titolare di una struttura genovese cerca un ragazzo che gli dia una mano a gestirla. Così, dopo diverse esperienze lavorative, inizia il suo percorso nel mondo del socio-sanitario, allora completamente sconosciuto. Dal 2007, diversi incarichi professionali si susseguono e uniscono insieme ai diversi cambi di proprietà, diventa responsabile del personale, responsabile amministrativo, degli acquisti, qualità e sicurezza. Dal 2017 ricopre incarichi di direttore gestionale per rsa.