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Usa, i 10 passi falsi di Trump che stanno preparando a Biden la vittoria

Usa, i 10 passi falsi di Trump che stanno preparando a Biden la vittoria

Con gli errori Trump regala vantaggi al “silente” avversario

A meno di 5 mesi dalle elezioni presidenziali i sondaggi da tutte le fonti danno in vantaggio Joe Biden su Donald Trump con una differenza di punti che va dai 10 fino ai 15. Un qualcosa di inimmaginabile fino a gennaio, all’inizio della pandemia, ma ora una sempre più evidente realtà.

Merito di Joe Biden? No, l’ex vicepresidente di Barack Obama ha giocato di rimessa, si è trincerato nella sua casa e ha fatto solo apparizioni in video. Non ha fatto molto ma ha sbagliato quasi nulla.

Il resto lo ha fatto tutto Trump inanellando una serie di errori che ci siamo permessi di ricordare perché arriveranno al pettine il 3 novembre e molti allora se li saranno dimenticati.

Il primo passo falso Trump lo ha fatto quando, a inizio d’anno, mentre la pandemia colpiva Cina e Italia, lui continuava a ripetere che si trattava di una febbre che sarebbe passata con i primi caldi.

Il secondo passo falso è stato quando, presa coscienza del pericolo e delle vittime americane, ha fatto i complimenti alla propria Amministrazione che è stata capace di mantenere entro i 150.000 (ora sono 130.000) il numero dei morti. In ogni caso una gestione della crisi che la maggioranza degli americani non ha considerato sufficiente.

Né gli americani e tantomeno il mondo della sanità sono mai stati d’accordo sugli annunci del Presidente a proposito del virus “ormai in via di estinzione” (ancora oggi lo sta ripetendo), sul suo modo di convivere con il virus senza indossare la mascherina e sull’economia che, in breve e per certo “ripartirà come un razzo”.

Oggi ai primi di luglio il mercato del lavoro ha recuperato un terzo dei posti persi ma l’economia americana è ancora rallentata. Solo Wall Street ha chiuso un trimestre d’oro.

Il terzo passo falso è stato riaprire una Guerra Fredda con la Cina accusandola, senza prove apparenti, di aver costruito il Coronavirus in laboratorio e poi esserselo fatto sfuggire. Un confronto inutile soprattutto in un momento dove sarebbe servita la massima concordia.

Il quarto passo falso è stato decidere di non sostenere più l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) accusandola di essere troppo filocinese. Anche qui una guerra assolutamente inappropriata in un momento simile che ha provocato solo critiche al Paese.

Il quinto passo falso è stata la posizione mantenuta durante le forti proteste per la morte di George Floyd, l’afroamericano di 46 anni soffocato da un poliziotto bianco. Il suo messaggio per “Law and Order” è sembrato, a molti osservatori, troppo di destra e poco orientato a comprendere il problema che la nazione aveva messo in evidenza con le proteste antirazziste. E la richiesta presidenziale di bloccare le manifestazioni con la Guardia Nazionale è sembrata eccessiva anche all’interno delle stesse Forze Armate.

Il sesto passo falso sono state le tre decisioni del Tribunale Supremo contro altrettante richieste del Presidente. La prima ha difeso per legge i lavoratori da qualsiasi discriminazione di sesso e orientamento sessuale, la seconda ha invece protetto 700.000 giovani “dreamers”, arrivati da bambini in USA ma senza documenti, dalla deportazione come invece avrebbe voluto Trump e la terza ha considerato discriminante una legge della Louisiana che rendeva difficile abortire.

Il settimo passo falso è dichiarare che “Black Lives Matter” è una frase che simboleggia “odio e violenza”.

L’ottavo passo è aver dichiarato che la crescita dei casi di Coronavirus registrati in molto Stati, primi fra tutti Florida, Arizona, Texas e California, erano dovuti all’aumento dei tamponi e non, come confermato da tutti i sanitari, a un ritorno del virus a causa di comportamenti sbagliati.

Il nono passo, il più recente, è andare a festeggiare l’Indipendence Day in uno dei posti più contestati dalle tribù Sioux e dai movimenti antirazzisti, il Monte Rushmore. Il monumento naturale fu iniziato nel 1927 e terminato nel 1941. Le sculture rappresentate sono i volti di George Washington, Abraham Lincoln, Thomas Jefferson e Theodore Roosevelt.

Gli indigeni di oggi vogliono avere quelle terre indietro e la chiusura del Monumento che, vale la pena ricordare, fu costruito da Gutzon Borglum, artista molto vicino al Ku Klux Klan. Persino due dei Presidenti raffigurati, Jefferson e Washington, erano proprietari di schiavi e lo stesso Lincoln è ritenuto un colonizzatore e responsabile di molte morti di indigeni.

Il decimo e ultimo per ora è andare a questo evento, in pieno ritorno della pandemia, senza dare un segnale forte agli 8.000 spettatori che invece non saranno obbligati ad usare alcuna mascherina e nemmeno a mantenere la distanza di sicurezza.

Quanti errori dovrà fare il Presidente per garantire a Joe Biden la vittoria il 3 novembre?

Continueremo a seguirli e monitorarli.

Daniele Rosa

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