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Con la startup PatchAi l’infermiere diventa virtuale

Con la startup PatchAi l’infermiere diventa virtuale

Il campo dell’innovazione medica è molto attivo e dinamico e punta verso la personalizzazione dei servizi e delle terapie. Fra le startup attive nel campo della Salute Digitale si è fatta notare l’italiana PatchAi, che ha sviluppato una sorta di infermiere virtuale per la raccolta dei dati dei pazienti coinvolti in studi clinici.

Cosa fa nello specifico PatchAi

Un’intuizione felice, dal momento che la startup ha vinto 10 competizioni a livello nazionale e internazionale e nel 2019 ha chiuso due aumenti di capitali di circa 900mila euro. PatchAi si sviluppa come un’app e una piattaforma cognitiva dall’interfaccia intuitiva e semplice da usare. Fa uso di tecnologie come Machine Learning e Intelligenza Artificiale, che le consentono di imparare dal contatto con il paziente, aggiornandosi e migliorandosi costantemente.

Ogni giorno, PatchAi interagisce con il paziente. Anzi, sarebbe meglio dire conversa, perché la raccolta dati si configura come un dialogo amichevole con un assistente virtuale. Così, l’app ricorda all’utente di prendere le medicine, gli chiede come si sente, registra eventuali eventi avversi e sintomatologia, empatizza con lui o lei. Se direte a PatchAi che avete avuto mal di stomaco tutto il giorno, vi dirà che è molto dispiaciuto per voi. Inoltre, la sua tecnologia gli permette di interpretare i bisogni di pazienti, adeguando tono e conversazione in base alle necessità.

Da dove arriva l’idea

I quattro fondatori sono giovani professionisti del settore della sanità, in cui lavoravano con ruoli diversi (medico, farmacologico, infermieristico) e grazie al quale si sono incontrati. Un incontro fra le corsie di una clinica, un’esperienza comune durante la quale hanno potuto conoscere da vicino i bisogni dei pazienti. In particolare, hanno potuto notare come ci siano molte necessità che rimangono inespresse, oltre all’esistenza di barriere comunicative fra medico e paziente e all’inadeguatezza e all’arretratezza delle raccolte dati.

Tutti questi fattori incidono in maniera negativa sui tempi e i costi della ricerca clinica. Il tempo dei progetti si allunga a dismisura, i pazienti non seguono con costanza l’iter di terapie e visite. È per superare questi ostacoli e rendere la raccolta dati più efficiente che i fondatori di PatchAi hanno pensato di sviluppare un assistente virtuale che raccoglie i dati dei pazienti in maniera conversazionale. E il successo non ha tardato ad arrivare.

Se ti interessano le startup leggi anche la storia di Pharmecure, la società innovativa che consegna i farmaci a casa.

 

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