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Itinerari del vino, due chiacchiere con Giovanna Prandini

Itinerari del vino, due chiacchiere con Giovanna Prandini

Giovanna Prandini: Donna del vino lombarda tenace e determinata.

Grazie all’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, il settore vitivinicolo, tradizionalmente di dominio maschile, sta cominciando ad organizzare le donne che se ne occupano per dare loro un maggiore risalto e una voce più potente ed efficace. Arricchendosi dell’anima, della mente e delle mani delle donne, questo settore può ricevere un valore aggiunto di professionalità, sensibilità e creatività, indispensabile in questo momento di crisi. In realtà, già nell’epopea di Gilgamesh, risalente alla civiltà dei Sumeri nel terzo millennio A.C., si parla di Siduri, una donna dai tini d’oro che gli dei le diedero per vinificare. Quindi, fin dagli albori della storia, la donna è stata collegata al mondo dei grappoli d’uva e della bevanda inebriante che da essi si ricava.

In onore dell’Expo, che si terrà a partire da maggio 2015 a Milano, abbiamo voluto iniziare questo viaggio del vino con le più importanti donne italiane che vinificano, proprio con la Lombardia e in particolare con un’intervista a Giovanna Prandini, che è diventata la Delegata Regionale dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, che raggruppa produttrici, enotecarie, sommelier, ristoratrici e giornaliste, tutte quelle personalità al femminile che gravitano attorno all’affascinante mondo vitivinicolo.

La storia di un’etichetta, nel suo caso “Perla del Garda“, è la storia di una famiglia e del territorio al quale quella famiglia è legata. La storia del vino diventa quindi portatrice dei valori di quella famiglia e di quel territorio.

Giovanna, volevo chiederti in che cosa consiste questa storia per la famiglia Prandini.

G.: La mia famiglia è stata legata alla terra da lunga data, ma dal 2006 io e mio fratello Ettore abbiamo deciso di non passare più le nostre uve ad altri che le utilizzavano, ma di diventare noi stessi produttori di un’etichetta, che abbiamo chiamato Perla del Garda e che vinifica con una forte connotazione territoriale tutte le tipologie del Lugana ammesse dal disciplinare, da quello classico nella versione giovane e fresca a quello riserva, spumante e vendemmia tardiva, da quella più beverina, insomma, a quella più ricercata. Abbiamo deciso di iniziare la vinificazione scegliendo di valorizzare la filiera corta, senza terze persone, ma utilizzando la materia prima che avevamo a disposizione. Infatti da allora da una superficie di 23 ettari siamo saliti a circa 30 ettari, prevalentemente coltivati con vitigni ad uva bianca, in prevalenza il Turbiana, antico nome autoctono del Trebbiano di Lugana che è il vitigno tipico della nostra zona e che ci consente di produrre vini Lugana Doc.  

Precisamente dove si trovano i vostri vigneti e quali sono le caratteristiche del suolo che occupano?

G.: Noi siamo nel comune di Lonato tra Desenzano e Sirmione, nella zona collinare morenica a circa 250 metri sul livello del mare ben diversa come caratteristiche del suolo da quella argillosa che si trova in prossimità del lago. Il nostro è un suolo calcareo argilloso con molto scheletro per cui i vini hanno una spiccata mineralità, oltre che di acidità e sapidità, caratteristiche che condividono i vini del nostro territorio.

Dalle tue parole trapela un profondo legame con le radici della tua terra, ma quanto il vino è rappresentativo dei valori della tua famiglia?

G.: Abbiamo concentrato tutta la nostra attenzione sulla valorizzazione delle caratteristiche del territorio dove siamo nati per cercare di esprimerle attraverso le nostre bottiglie. I valori della mia famiglia traslati nel vino si esprimono in una materia prima di qualità, nell’avere una filiera cortissima e tutta personale perché solo così può avere la nostra impronta e garantire al consumatore finale l’eccellenza del prodotto che è testimone della preziosità della nostra terra.

Quali sono, quindi, i punti di forza dei vostri vini?

G.: Sicuramente sono la finezza e l’eleganza e la valorizzazione di questa spiccata mineralità, che esiste solo nella nostra zona.

Giovanna gestisce l’azienda con il fratello Ettore che si occupa della parte della stalla e dei cereali, mentre lei gestisce la parte della vigna e della cantina. La passione per questo mondo l’ha spinta ad abbandonare il suo percorso di laureata in economia e commercio e cominciare a seguire corsi di specializzazione nel settore vitivinicolo che l’hanno portata oggi ad essere una delle Donne del Vino più importanti della Lombardia.

Che etichetta ci consigli per queste feste?

G.: Sicuramente lo Spumante Millesimato 2010, che è un Lugana spumante, metodo classico, prodotto solo in bottiglia Magnum, sia per il formato particolare che si presta per momenti speciali, sia per l’eleganza del vino.

Donna di tenacia, determinazione e garbo, Giovanna è molto preparata professionalmente e attentissima ad ogni particolare che riguardi le sue etichette, di cui la sua preferita è il Madre Perla. Si tratta di un vino Lugana fermo in purezza, prodotto con uve Turbiana 100%, vinificato in acciaio e che permane sui lieviti per un tempo più lungo rispetto agli altri vini bianchi proprio per trovare una maggiore complessità, ma senza l’uso del legno, un Lugana riserva, quindi, perché ad oggi fa due anni di affinamento prima di essere messo sul mercato.

G.: Preferisco il Madre Perla perché unisce le caratteristiche di tipicità che il nostro vino incarna con una complessità che deriva da questo affinamento sui lieviti che lo rende molto piacevole anche in abbinamenti più particolari, come piatti di pesce, rispetto ad un vino base. È un vino per portate che uniscono una complessità aromatica con la delicatezza legata agli ingredienti.

Giovanna Prandini è una Donna che ama il suo lavoro e che ha un’attenzione particolare e costante verso la materia prima che parte dalla vigna, ma che vuole arrivare a dare ai suoi clienti un’esperienza di conoscenza e di grande piacevolezza, un mix vincente che dona emozione, ma che porta alla scoperta di tutto quello che un territorio può esprimere attraverso l’impronta originale di una persona che, in base al proprio carattere, gli conferisce un particolare stile.

Irene Catarella

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