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Dott.ssa Aloi: “È difficile parlare d’amore?”

Dott.ssa Aloi: “È difficile parlare d’amore?”

Freud dice: “L’innamoramento avviene quando la libido narcisistica si trasforma in libido oggettuale”. Eric Fromm dice: “C’è un amore maturo (<Ho bisogno di Te perché Ti amo>)  e un amore immaturo  (<Ti amo perché ho bisogno di te>)”. Due differenti posizioni che possiamo interpretare in un’unica “realtà”: per Amare, devo uscire da Me e  passare a Te, venire da Te. In altre parole: “Ora voglio aver bisogno di Te, ne sono capace”. Quindi, c’è un “tempo di passaggio”  da innamorati di noi stessi a innamorati di qualcun altro?

La mia posizione al riguardo è molto semplice, anche se forse un po’ audace rispetto alla tradizione psicoanalitica. Ma come Nietzsche con Zarathustra insegna, è bene tentare di superare e superarsi. A parte una sana quota di innamoramento e di amore per se stessi, assolutamente indispensabile, ritengo che non ci sia la possibilità umana di essere “effettivamente”  innamorati di se stessi: quella di Narciso è una tragedia terribile, in quanto il povero fanciullo si è sì innamorato ma non di se stesso, bensì della sua immagine, cosa ben differente e, quindi, ama la riflessione di ritorno, restando intrappolato e schiavo nel bisogno di avere sempre e solo un’immagine piacente e piacevole per continuare ad essere sempre come vuol essere visto, ossia fedele all’immagine che fa innamorare.

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Immagine che fa innamorare, non immagine di cui si è innamorati! E dunque, non da Se Stessi all’Altro, ma da ciò che si pensa si debba essere per gli altri a ciò che si vuole essere per gli Altri. Ecco la differenza che spiega il pensiero che non si può effettivamente essere innamorati di se stessi (se non nella sofferenza “patologica” e quindi è auspicabile che non sia così). Questo è quanto “ci viene detto”. Ma noi, comuni esseri mortali che nei sentimenti ci ruzzoliamo dentro come animaletti sempre alla ricerca e che incappiamo in ogni tipo di situazione, noi che diciamo?

Innanzitutto che non è facile immergerci spensieratamente nell’arcobaleno delle emozioni e dei sentimenti… figuriamoci parlarne! Magari le parole le conosciamo, solo che non sappiamo, a volte, pronunciarle né a bassa voce né – tanto meno – ad alta voce per ascoltarle e farle ascoltare.

E poi diciamo che “parlare di certe cose” significa svelare i nostri tabù, le nostre fragilità e – perché no? – anche le nostre ignoranze. Noi possiamo sapere tutto di tutto, essere delle enciclopedie viventi ma non saper adattare a noi stessi qualche significato, soprattutto di quelli che “tirano dentro”.

Ma è poi davvero così difficile parlare d’amore? Parlare d’amore no, non credo assolutamente: non difettiamo certo di fantasia al riguardo, ma parlare di noi davanti all’amore, beh, sì, credo che sia difficile. Il motivo credo stia, appunto, nella difficoltà di voler sapere, veramente fino in fondo, se amiamo e se sì, chi, come e perché e con quali conseguenze….. è dunque spiegato da solo quanto l’innamoramento e l’amore siano “sconosciuti” rispetto a noi stessi, alle nostre intime reazioni.

È di questo che vorrei parlare io, della vulnerabilità davanti ai sentimenti e non tanto dell’innamoramento e dell’amore in quanto tali, di cui è piena la letteratura scritta con ogni penna, la più diversa possibile e immaginabile.

Di tutto e di più come in ben pochi altri casi. E ciò avrà un senso: senza sentimenti si muore, ancor più che senza emozioni. E parlarne “per definizioni” aiuta ugualmente…

Dott.ssa Grazia Aloi

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