Si chiama Dapaglifozin ed è una molecola attualmente utilizzata per contrastare il diabete tipo 2. Sembrerebbe aver rivoluzionato anche il protocollo terapeutico per lo scompenso cardiaco.
La novità è emersa nel corso dell’European Society of Cardiology, andato in scena al Parc des Expositions di Parigi. Al meeting, che si è tenuto da venerdì 30 agosto fino a mercoledì 4 settembre, hanno partecipato circa 40 mila specialisti di cardiologia, che si sono confrontati sulle ultime scoperte relative al cuore e al sistema circolatorio.
Un confronto tra specialisti del settore per condividere una miriade di notizie scientifiche in senso stretto e di interesse generale. Tra cui la novità Dapaglifozin.
Lo studio
A individuare le potenzialità di questa molecola è stata una ricerca svolta con l’ausilio di 4.744 pazienti colpiti da insufficienza cardiaca. Essa ha dimostrato come l’utilizzo di Dapagliflozin, in aggiunta a una terapia standard per la cura dello scompenso cardiaco, ha di fatto ridotto del 26% la morte per causa cardiovascolare e il peggioramento dello scompenso cardiaco. Una patologia, sottolineano i ricercatori, che provoca il decesso della metà dei pazienti entro 5 anni dalla diagnosi e resta la prima causa di ricovero dopo il parto naturale.
I risultati dello studio rappresentano così una svolta epocale per la terapia dei pazienti affetti, con e senza diabete di tipo 2. Dapagliflozin è il primo farmaco da molti anni a questa parte a migliorare sensibilmente prognosi e qualità di vita del paziente. Inoltre, ha dimostrato un ottimo profilo di sicurezza, tanto che potrebbe diventare lo standard di cura per i soggetti con funzione sistolica ridotta.
Attenzione all’uso dell’aspirina
Un altro dato emerso dalla conferenza di Parigi riguarda l’utilizzo dell’aspirina per prevenire infarti e ictus. Un recente studio della Curtin University di Perth (Australia) ha evidenziato come sia meglio essere cauti, soprattutto dopo i 70 anni, nell’assumere un’aspirina al giorno per diminuire il rischio di contrarre patologie riguardanti l’apparato cardiocircolatorio. Questo perché, sebbene l’aspirina diminuisca (seppur non di molto) le possibilità di essere colpiti da infarto o ictus, aumenta in maniera sensibile la possibilità di essere colpiti da emorragie. Ciò a causa del suo potere anticoagulante.
Il consiglio degli specialisti è dunque quello di non assumere quotidianamente questo farmaco a fini preventivi se non si hanno realmente dei problemi al cuore.
Andrea Carozzi