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“LGBTQI+”, “PRIDE”, “QUEER”: l’origine e l’importanza del vocabolario arcobaleno

“LGBTQI+”, “PRIDE”, “QUEER”: l’origine e l’importanza del vocabolario arcobaleno
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DA DOVE NASCE IL VOCABOLARIO ARCOBALENO

Le parole LGBTQI+, Queer e Pride hanno origini diverse e sono strettamente connesse al movimento per i diritti delle persone, lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersex e altre identità sessuali e di genere diverse.

L’acronimo LGBTQI+ è stato creato per includere una vasta gamma di identità e orientamenti sessuali e di genere, sottolineando la diversità e l’inclusività della comunità queer.

Quest’ultimo termine, invece, ha una storia più complessa. Originariamente, è stato usato come un termine dispregiativo per riferirsi alle persone omosessuali o transgender. Tuttavia, nel corso degli anni, è stato riabilitato dalla comunità LGBTQ+ come simbolo di autoidentificazione e di rivendicazione. Molte persone si identificano ora come “queer” per sfidare le norme di genere e sessualità e per abbracciare la propria identità in modo non convenzionale.

La parola Pride è associata alle famose manifestazioni e ai cortei che hanno animato giugno, riconosciuto come “pride month” a livello internazionale. Pride in inglese significa “orgoglio”, ed è stato utilizzato per la prima volta in riferimento alle marce dell’orgoglio gay, nate dopo i famosi moti di Stonewall: noti anche come Rivolta di Stonewall, sono stati una serie di proteste spontanee e scontri violenti che hanno avuto luogo nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969, in cui la polizia fece un raid nel bar Stonewall Inn, ma questa volta la comunità LGBTQ+ reagì in modo diverso, lottando e rivendicando i propri diritti, fino alla marcia che riempì le strade di New York un anno dopo, nell’anniversario di quella notte.

I DIRITTI CIVILI E L’IMPORTANZA DELLE PAROLE

L’utilizzo di un linguaggio inclusivo è importante a tutti i livelli della società, compresa la politica,

per promuovere l’uguaglianza, riconoscere e rispettare le diverse identità di genere, orientamenti sessuali, etnie, abilità e altre caratteristiche. Le parole dunque diventano un modo per superare le discriminazioni e le disuguaglianze e per rappresentare e visibilizzare tutte le persone, così da evitare l’alienazione e l’esclusione.

Un aspetto positivo è che le società stanno diventando sempre più consapevoli dell’importanza dell’inclusione e dell’uguaglianza attraverso un linguaggio inclusivo, contribuendo a creare un clima sociale più rispettoso e accogliente.

Sintomatico dell’importanza del linguaggio e della necessità di chiarire le diverse istanze della comunità LGBTQI è l’episodio recente che ha visto protagonista una famiglia arcobaleno del padovano, colpita dalle mira del governo nazionale che intende dichiarare la gestazione per altri “reato universale”. Recentemente, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, l’ex premier e Presidente emerito della Corte Costituzionale Giuliano Amato ha affermato che “l’identità di un figlio deriva dalla sua vita familiare”, e quindi poco importa come sia stato messo al mondo e da chi, ma è fondamentale piuttosto che la sua nascita derivi dall’amore e che la sua crescita sia seguita con cura e rispetto della sua individualità.

Una società poco istruita sull’evoluzione del suo linguaggio è una società che rischia di non avanzare in tema di diritti civili e, quindi, di restare indietro in ogni campo.

Giuseppe Pipino

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