Alla soglia dei 90 anni, l’acido ialuronico resta un punto fermo nel combattere i segni del tempo e nel mantenere la pelle giovane. La molecola HA, che fu isolata nel 1934 dopo decenni di ricerca, per le sue caratteristiche di versatilità e sicurezza, rappresenta la base per prendersi cura della propria pelle: dall’integratore al siero, dal trattamento rivitalizzante fino al filler, l’impiego è molto vasto in campo estetico.
«Il merito è nella sua composizione», spiega Patrizia Gilardino, chirurgo estetico di Milano. «L’acido ialuronico è infatti un elemento naturale che troviamo nel nostro corpo. Riveste un ruolo centrale in quella che è la composizione del tessuto connettivo del nostro organismo: costituisce una specie di impalcatura che permette ai tessuti di mantenere tono e, grazie alla sua capacità di legare e trattenere acqua, mantiene la cute idratata». Con l’avanzare dell’età, però, la produzione di acido ialuronico da parte del nostro corpo diminuisce gradualmente. «Già a partire dai 30 anni. La conseguenza è una maggiore disidratazione della pelle, perdita di turgore, con conseguente formazione delle rughe», precisa la dottoressa.
È possibile però compensare, seppur in parte, a questa mancanza. «Sono molti e diversi i prodotti che contengono acido ialuronico: lo troviamo in alcuni integratori che possono servire per ridurre gli effetti da stress provocati dal sole sulla pelle, ma anche in alcuni sieri, a cui è possibile far ricorso fin dai 30 anni per curare la cute progressivamente e garantire un’azione idratante e stimolante».
Per un intervento più efficace però è necessario operare “dall’interno”, con specifici trattamenti di medicina estetica. «Parliamo di trattamenti che permettono di agire in maggiore profondità e che possono, oltre ad andare a svolgere un’azione stimolante per rendere la pelle più luminosa e tonica, anche avere un effetto riempitivo, colmando quegli svuotamenti causati da lassità dei tessuti».
Due i trattamenti principali con acido ialuronico che Gilardino individua. «Innanzitutto la biorivitalizzazione, un trattamento mini invasivo che prevede l’utilizzo di una strumentazione dotata di aghi molto sottili. Sono microiniezioni di acido ialuronico, puro o combinato con vitamine per potenziarne gli effetti, che permettono di ripristinare i volumi, reidratare profondamente e far tornare in funzione i meccanismi di crescita e turnover della pelle. È un trattamento che, prevedendo un paio di sedute all’anno, può essere considerato anche un’azione di cura profonda della pelle».
Il secondo trattamento è rappresentato dalle più classiche “punturine”, con le quali si affrontano le situazioni più compromesse, «dove c’è la necessità di “riempire” per restituire volume», precisa Gilardino. A seconda della zona da trattare e delle condizioni della pelle – quindi della problematica da affrontare – sono a disposizione tre macrofamiglie di filler. «Parliamo di lavorazioni diverse nelle quali l’acido ialuronico si presenta in soluzioni differenti, ma sempre al fine di riempire quelle aree dove l’azione del tempo ha svuotato i tessuti». Spiega: «Davanti a rughe sottili si ricorre a una soluzione più leggera; la densità aumenta quando le rughe iniziano a essere più evidenti, fino ad arrivare a una vera e propria azione riempitiva dove abbiamo dei volumi da ricreare». In questi casi, l’acido ialuronico viene somministrato con delle piccole iniezioni sottocutanee che non richiedono particolari accorgimenti anestetici. «L’acido ialuronico viene assorbito dal nostro organismo, gli effetti sono quindi destinati a durare per circa 6-8 mesi».
Conclude: «L’acido ialuronico è un prodotto che, grazie alle sue proprietà e applicazioni, ci accompagna nel tempo. Un compagno di viaggio per curare e mantenere giovane la nostra pelle, oltre a permetterci di attenuare qualche segno del tempo».