Nell’ultimo film di Salvatores, “Il ritorno di Casanova“, il regista vuole riesaminare una parte della vita di Casanova, il personaggio storico che incarna uno stereotipo molto contestato. Salvatores si ispira all’omonimo romanzo di Arthur Schnitzler, nel quale si narra dell’ultima parte della vita di questo leggendario seduttore. Gli anni sono trascorsi anche per lui, e quindi non attrae più le giovani e belle fanciulle da cui continua invece a essere a suo modo attratto.
Di suo il regista ci aggiunge un personaggio, guarda caso regista, alter ego che si chiama Leo Bernardi, interpretato dal grande Servillo. Inizia il film descrivendo Leo in una fase critica della vita e della professione. Entrambe sotto attacco per l’età che avanza. Il personaggio gira con grande difficoltà il film su Casanova anziano. Sicuramente una scelta infelice, per l’argomento così autobiografico. Alla fase del montaggio intralcia e ritarda il montatore, un bravo Natalino Balasso, suo grande amico nel copione. Né la pazienza, né le scenate ottengono una collaborazione, necessaria per finire il film in tempo per la Mostra di Venezia.
Questo film di Salvatores è, nella parte iniziale, farraginoso, buio, inceppato, a tratti volutamente fuori fuoco. La creazione di un alter ego per osservare come si rapporta alla decadenza di un simbolo di successo, se da una parte ha caricato di lavoro l’attore Servillo, dall’altra ha svuotato di interesse per Gabriele la narrazione “storica”, affidata all’attore Bentivoglio. A colori il film storico, in bianco e nero la storia vera. Che prende quota all’apparire di Silvia. Meravigliosa, ma non solo perché giovane e bella. Il regista Leo Bernardi/Servillo scommetto che non è mai stato sicuro di quello che vuole e proteso verso gli altri esseri umani come lo è lei. L’enfant gaté che è sempre stato ora lo paga con la depressione. Non regge a misurarsi con un giovane regista di successo e gli fa fatica rispondere alle avances di una bella donna. Mi correggo. Leo Bernardi rivela, con Silvia, che gli interessa la conquista di lei. Ma per puro narcisismo. Infatti, a conquistarla si impegna ma, quando c’è riuscito, la butterebbe via, se Silvia non fosse la forza della natura che è. Ecco, lo stereotipo Casanova seduttore è così ben narrato.
Il Casanova a colori è invece piagnucoloso, senza grande spessore. Bentivoglio è bravissimo a seguire le indicazioni di Salvatores, che lo ha perfino costretto a denudarsi. Ma è il copione della parte storica che difetta. Interessante solo per il fatto che la donna che ospita Casanova anziano, che è stata sua amante da giovane sposa, gli si propone, ma Casanova persegue un rapporto con la di lei giovane e bella nipote.
Salvatores si cimenta maggiormente nella descrizione delle dinamiche del regista Leo, quasi a voler imparare qualcosa dal suo alter ego.
Questo film svela uno dei motivi per cui è così difficile invecchiare per un uomo. Gli uomini, non solo i casanova, nel rapporto uomo donna sono attratti quasi sempre solo dall’involucro femminile. Chiaro che quando, guardandosi allo specchio, vedono il sopraggiungere della vecchiaia, accompagnata dal deterioramento dell’aspetto, si deprimono. Senza chiedersi perché le donne continuano a desiderare anche uomini anziani. Non sarà perché sanno intuire e sono sedotte soprattutto da quello che c’è dentro l’involucro? È una differenza insanabile fra i sessi o qualcosa che si può modificare vivendo più in profondità il rapporto amoroso? A ogni età.
