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Casa Luzzati, il magico mondo delle fiabe prende vita a Genova

Casa Luzzati, il magico mondo delle fiabe prende vita a Genova
Casa Luzzati

Esiste un luogo magico a Genova. Un vero e proprio stargate che, una volta attraversato, non si può fare altro che restare estasiati e innamorati. Stiamo parlando di Casa Luzzati, universo parallele nel quale prende forma e prende vita il genio di Emanuele “Lele” Luzzati.

Un centro di produzione culturale con lo scopo di divulgare l’arte e la biografia di Emanuele Luzzati riscoprendo la libertà creativa dei suoi molteplici linguaggi.

Siamo nel cortile di Palazzo Ducale, cuore pulsante del centro storico della Superba.

“Casa Luzzati presenta, nella sua essenza di caleidoscopio culturale, programmi di sperimentazione didattica. Rappresenta il fulcro del patrimonio del Maestro che, su esplicita volontà della famiglia e degli eredi Luzzati, viene così donato alla città di Genova e reso fruibile dalla collettività e dal vasto pubblico dei suoi estimatori”, spiega Sergio Noberini, presidente di Casa Luzzati.

Un museo, una mostra itinerante e una fucina di progetti espositivi (circa 20 dossier tematici), di pubblicazioni, di incontri, di presentazioni di libri e di seminari; uno spazio di documento del lavoro di Luzzati ma anche un luogo di apertura ad altre realtà, archivi e artisti mondiali.
Lo spazio costituisce uno sguardo attento alle produzioni internazionali nel cinema d’animazione, dell’illustrazione, del teatro, della grafica, del design urbano e navale e di altri protagonisti della cultura del ‘900, incontrati e non dal Maestro stesso.

Paolo Poli, che ha svolto molte produzioni insieme con Lele Luzzati, ben diceva “il nostro secolo”, riferendosi a tutti quei personaggi e personalità che hanno lasciato una grande eredità alle prossime generazioni.

Casa Luzzati nasce dalla ventennale esperienza del Museo Luzzati a Porta Siberia ed è promossa e sostenuta dal Comune di Genova per diventare il punto di riferimento per la valorizzazione delle collezioni e dell’opera di Emanuele Luzzati in capo alla Lele Luzzati Foundation.

Luzzati e Gianini si sono affermati come la coppia d’oro del cinema d’animazione italiano. Accomunati dalle medesime passioni, la loro genialità si è messa al servizio di un fortunato sodalizio che ha generato una serie di opere dalle immagini estremamente divertenti e di una bellezza eccezionale, due delle quali hanno ottenuto la nomination agli Oscar come Miglior Cortometraggio d’Animazione: La gazza ladra (1966) e Pulcinella (1974).

Renzo Piano, uno dei genovesi più illustri e noti nel mondo parla così riferendosi a Lele Luzzati

Con Lele ci siamo conosciuti a lungo, abbiamo condiviso tante cose. Io non sono un critico, la mia è una testimonianza di vita, sono ricordi legati a un affetto. Con Lele c’era – come dire – una sintonia: sono sempre stato ammirato dalla sua innocenza. Lele aveva infatti una sorta di innocenza da bambino, so che è banale dirlo, però lui sembrava quasi sorpreso di quello che riusciva a fare, proprio come i bambini alle prese con il loro primo disegno o la prima frase scritta. Per cui davanti a un suo lavoro, un disegno, un modello, ne restava sorpreso lui per primo. Nel mio piccolo, ancora adesso, anch’io davanti a qualcosa che mi riesce, la guardo e dico: “toh!” E Lele era come se facesse così sempre. Come se per lui fosse sempre la prima volta. Io questo l’ho sempre notato, anche negli anni: ad esempio, quando parlava di Genova e poi si metteva a disegnarla con una pennellata, gli veniva bene e se ne meravigliava.

Luzzati in realtà è un uomo che ha attraversato i confini, ha toccato tutto, il teatro, la musica, la pittura, insomma era uno che sconfinava veramente. Partendo da questa sua gestualità immediata poi ha messo il naso dappertutto. In questi suoi sconfinamenti era riconosciuto da tutti, Lele faceva le cose “universalmente”. Luzzati non era solo Genova e la Tosse, era il Teatro nel mondo.

Ho un ricordo di Lele scolpito nella memoria. Nel 1993 a Parigi fece una bellissima mostra al Centre Pompidou. Un giorno venne a pranzo a casa mia e chiese a mia moglie Milly di dargli un metro e un sigaro toscano per farmi un ritratto. La testa la disegnò lui, e con i pezzi del metro fece il corpo. In lui c’è molta ironia, c’è umorismo. È anche da questo che si riconoscono subito le opere di Lele Luzzati.

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