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Carenity, quando la salute diventa social

Carenity, quando la salute diventa social
Sulle orme di Twitter e Facebook nel 2011 è nato Carenity, il primo social network dedicato alla salute. Questa rete telematica sociale, rivolta alle persone affette da malattie croniche, si propone di metterle in contatto per poter condividere le loro esperienze, monitorare lo stato di salute e contribuire alla ricerca medica tramite la condivisione di…

Sulle orme di Twitter e Facebook nel 2011 è nato Carenity, il primo social network dedicato alla salute. Questa rete telematica sociale, rivolta alle persone affette da malattie croniche, si propone di metterle in contatto per poter condividere le loro esperienze, monitorare lo stato di salute e contribuire alla ricerca medica tramite la condivisione di dati in forma anonima.

Il malato che desidera iscriversi al social network inserisce la propria patologia e automaticamente entra a far parte di un forum di persone che condividono lo stesso problema. Coloro che fanno parte di questa “community” possono scambiarsi dati, informazioni, ma anche le emozioni più personali, come ansie e paure.

I fini di Carenity, oltre a quelli di permettere agli iscritti di monitorare un calendario personale (per visite, esami, ecc.) e di essere costantemente aggiornati sulle sperimentazioni e le ricerche che riguardano la patologia di cui sono affetti, è quella di non fare sentire solo il malato.

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La solitudine del paziente è una grossa piaga del sistema sanitario e, nonostante si siano tentate molte strade per risolverla, la situazione non è mai cambiata in modo decisivo.

Carenity si è molto diffuso in alcuni Paesi europei, ma i dati rivelano che in Italia ancora il successo non è arrivato. La causa potrebbe essere la diffidenza che contraddistingue i cittadini del Belpaese o di una scarsa campagna pubblicitaria.

Il target di destinazione è soprattutto quello degli over 65, che costituiscono la maggioranza della popolazione afflitta da malattie e problemi legati all’età: il 64% dei farmaci vengono infatti assunti dopo i 65 anni, e dopo questa età aumentano i ricoveri ospedalieri.

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