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Alzheimer, l’asse cervello-intestino è sempre più al centro della ricerca

Alzheimer, l’asse cervello-intestino è sempre più al centro della ricerca
Quanto conta l'asse cervello-intestino per la malattia di Alzheimer?

Che la salute del cervello e quella dell’intestino siano collegate da un filo invisibile, ma molto importante, è ormai un dato di fatto. E, infatti, non è un caso che nella comunità medico scientifica questo filo invisibile venga chiamato asse “cervello-intestino”. 

Il cervello è influenzato dai batteri dell’intestino

Negli ultimi decenni diversi studi hanno infatti dimostrato come alcune famiglie di batteri siano in grado di influenzare in maniera negativa il funzionamento del cervello, tanto da provocare addirittura la comparsa di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer. I batteri intestinali possono di fatto influenzare la regolazione del sistema immunitario e, di conseguenza, possono modificare l’interazione tra sistema immunitario e sistema nervoso. I lipopolisaccaridi, proteine che costituiscono la membrana di alcuni batteri intestinali e che hanno proprietà pro-infiammatorie, sono state trovati nelle placche amiloidi e intorno ai vasi nel cervello delle persone con malattia di Alzheimer.

Alzheimer, lo studio italiano

Un team dell’IRCCS Istituto Centro San Giovanni Di Dio Fatebenefratelli di Brescia insieme ai colleghi dell’Università di Napoli, IRCCS Centro Ricerche SDN di Napoli, dell’Università di Ginevra (UNIGE) e degli Ospedali universitari di Ginevra (HUG) in Svizzera, conferma la correlazione, nell’essere umano, tra uno squilibrio del microbiota intestinale e lo sviluppo delle placche amiloidi nel cervello, che sono all’origine dei disturbi neurodegenerativi caratteristici della malattia di Alzheimer. Le proteine prodotte da alcuni batteri intestinali, identificate nel sangue dei pazienti, potrebbero infatti modificare l’interazione tra il sistema immunitario e il sistema nervoso e innescare la malattia.

In futuro si interverrà sull’asse cervello-intestino per fermare le patologie neurodegenerative

Un altro studio apparso sul Journal of Alzheimer Disease fa ipotizzare che in futuro si potrà prevenire l’insorgere di patologie neurodegenerative intervenendo proprio sulle colonie batteriche che popolano l’intestino umano, ossia sull’asse cervello-intestino. Gli autori della ricerca hanno infatti evidenziato come la popolazione batterica intestinale delle persone colpite da Alzheimer sia profondamente diversa rispetto a quella delle persone sane. I ricercatori hanno, infatti, notato come nei malati di Alzheimer la fauna batterico intestinale fosse influenzata da determinate famiglie di batteri.

Andrea Carozzi

 

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