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Lavoro in pandemia: i consigli dell’esperta in risorse umane

Lavoro in pandemia: i consigli dell’esperta in risorse umane
Lavoro in pandemia: smart working

Tra gli effetti della pandemia, le ripercussioni sul mondo del lavoro sono state molto dure, e certamente non si sono concluse con la fine dell’annus horribilis 2020. Il lockdown ha provocato la crisi di tante attività legate al turismo e alla ristorazione, tanto per citare un settore gravemente colpito, trasformato in maniera significativa il mercato del lavoro e anche le sue modalità.

Nonostante le innegabili difficoltà, a noi di Altraetà piace pensare che questi tempi complessi portino con sé anche alcune opportunità, per chi sappia coglierle. E per dare un aiuto concreto ai nostri tanti lettori che ci scrivono spesso per avere consigli sulla ricerca di lavoro, soprattutto in questo periodo di pandemia, abbiamo interpellato la life coach Emilia Pizzuto, founder della community Mamme Equilibriste e da anni attiva nel settore della formazione e delle risorse umane.

La pandemia ha complicato evidentemente le cose per i cinquantenni alla ricerca di lavoro: che consiglio si sente di dare per affrontare con ottimismo questa ricerca?

Intanto, appunto, bisogna cercare di non farsi prendere dallo sconforto e reagire con energia e positività. E parlo per esperienza personale. Durante il primo lockdown, messa di fronte all’impossibilità di rispettare impegni presi – sono una consulente – e tabella di marcia, mi sono concentrata sulla mia presenza social. Ho studiato, con grande umiltà, creato un progetto, e dato vita alla community Mamme Equilibriste che mi sta dando tante soddisfazioni. In questa mia nuova avventura digitale ho incontrato tante persone, donne ma non soltanto, che per forza di cose hanno scelto di mettersi in discussione e utilizzato internet e i social network come facebook per “riattivare” la propria professionalità. Certo, occorre entusiasmo, ma non vedo vincoli di età per voltare pagina e ricominciare da capo. Tra l’altro, questa è anche una opportunità per le persone di riallinearsi ai propri bisogni. Su internet ci sono tantissime risorse, molte gratuite, per imparare e creare un proprio spazio.

Una scelta del genere può sembrare ai più piuttosto… radicale. Quando scatta la molla che ci fa uscire dalla nostra zona di comfort?

Dipende ovviamente dalla persona o dalle circostanze. In alcuni casi sono altri che prendono la decisione per noi (penso ad esempio alla perdita del posto di lavoro). In altri casi è la curiosità che ci fa dire “Le cose così vanno bene. Ma se ci fosse altro?”. E poi è una questione di perseveranza… Occorre darsi costantemente degli obiettivi chiari per restare coerenti, agire secondo una strategia precisa. È una vera e propria chiamata all’imprenditorialità. Ribadisco poi l’importanza della preparazione, dello studio, per essere aggiornarti e usare i social con cognizione di causa. Bisogna essere costanti, presenti, tenere d’occhio le statistiche, innovare il proprio prodotto/servizio.

Il lockdown ha imposto prepotentemente il tema dello “smart working”. Senza soffermarsi troppo sulle differenze tra lavoro “smart” e telelavoro, su cui potrebbero sprecarsi le pagine, quali sono a suo avviso le tipologie di lavoro per le quali ci si può proporre come lavoratore da remoto?

Lo abbiamo visto tutti, e sarà sempre di più così anche in futuro: le professioni d’aiuto saranno sempre più richieste. Ovviamente tutte le figure che ruotano intorno al benessere e alla cura della persona e della famiglia avranno grande importanza: penso a coach, psicologi, ecc… Vedo in crescita anche figure come quella dell’assistente virtuale, che da remoto si occupa di semplificare e organizzare le giornate di un professionista.

Le opportunità, insomma, ci sono. Si tratta di mettersi in gioco, colmare eventuali lacune rimettendosi a studiare, e affrontare le difficoltà pensando al traguardo. Non è certo semplice, ma il risultato finale potrebbe sorprendervi.

Chiara Franceschi

 

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