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Le città italiane più longeve: l’indagine ISTAT

Le città italiane più longeve: l’indagine ISTAT
ISTAT

L’ISTAT ha recentemente pubblicato uno studio approfondito sulla popolazione over 65 residente nelle città metropolitane e nei principali centri urbani, nello specifico Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, Palermo, Catania, Messina e Cagliari.

Attraverso questa indagine, sono state individuate le caratteristiche sociodemografiche e le condizioni di vita degli anziani residenti in questi territori mediante un set di indicatori demografici sulle famiglie unipersonali, sul livello di istruzione, sulla condizione professionale, sulle strutture in cui vivono, sul sistema pensionistico.

Le città dove si vive meglio in Italia

La presenza degli anziani sempre più crescente nella società odierna è considerata da tempo una questione da affrontare con rigore per gestire gli effetti sociali ed economici ineludibili che condizionano il sistema previdenziale, la sanità, il sistema produttivo, l’invecchiamento della forza lavoro e la rete familiare, fonte di sostegno per questa fascia di popolazione.

Nelle 14 città metropolitane risiedono quasi 5 milioni di anziani, più di un terzo del totale italiano, con una prevalenza della componente femminile: 56,6% donne e 43,4% uomini.

Da questa tabella emerge che la fascia di popolazione over 65 è più incline a vivere nelle zone prevalentemente urbane. In particolare, dei quasi cinque milioni di persone di 65 anni e più che al 1° gennaio 2023 risiedono nel complesso delle città metropolitane:

  • più della metà vive nelle città o zone ad elevato livello di densità;
  • più di un terzo in piccole città o sobborghi;
  • soltanto il 7% nelle zone rurali, con il più basso livello di urbanizzazione.

Tuttavia, confrontando la quota di anziani che vive nelle tre tipologie di zone urbano-rurali nelle città metropolitane con la stessa quota calcolata per la popolazione totale, è emerso che gli anziani sono più inclini a vivere in zone prevalentemente rurali e, in misura meno marcata, anche in quelle densamente popolate seppur con differenze territoriali.

Questo comportamento si replica in tutte le città metropolitane del Centro e del Sud, con quote più significative a Palermo, Napoli e Roma per le zone rurali e a Cagliari e Catania per le zone ad alta densità di urbanizzazione. Invece, nelle città metropolitane di Milano e Venezia vi è una maggiore propensione degli anziani a vivere nelle “città”, a Torino nelle zone rurali, a Bologna e Genova nelle “città e piccoli sobborghi”; a Genova sia nelle zone intermedie sia in quelle rurali.

L’orientamento delle persone anziane a vivere nelle zone rurali appare collegato all’allontanamento dei giovani da queste zone a bassa densità di urbanizzazione, funzionale alla ricerca di nuove opportunità lavorative e di un livello migliore di servizi.

Le donne vivono più a lungo

I centenari residenti nelle 14 città metropolitane al 1° gennaio 2023 sono 7.583, di cui l’82,4% è costituito da donne.

Dallo studio, è stata evidenziata nella popolazione anziana una presenza sempre più consistente della componente femminile, conseguenza della speranza di vita delle donne più elevata rispetto a quella maschile.

Nel complesso delle città metropolitane, secondo i dati risalenti al 1° gennaio 2023, vivono 77 uomini anziani ogni 100 donne della stessa fascia d’età (in Italia quasi 79), rispetto ad un rapporto di mascolinità della popolazione totale che, seppur a favore delle donne, è più vicino all’equilibrio con 94 uomini ogni 100 donne.

Il rapporto di mascolinità degli over 65 mette in risalto un miglioramento nell’equilibrio di genere nei territori metropolitani del Sud, dove Reggio Calabria è in cima alla graduatoria, con 82 uomini anziani per 100 donne; in fondo si colloca Genova, quasi 74 ogni 100.

Le previsioni per il futuro 

Le previsioni demografiche, in base allo scenario mediano, confermano come l’invecchiamento della popolazione proseguirà il suo percorso di rafforzamento, evidente anche in molti paesi dell’Ue.

Non è messa in dubbio la direzione di crescita degli anziani né il peso che questi potranno assumere. Sulla base delle stime previsive al 2031, l’importanza relativa della popolazione di 65 anni e oltre raggiungerà nelle città metropolitane il 27,3% della popolazione totale, poco più di un cittadino su quattro.

Gli anziani aumenteranno in meno di dieci anni di oltre 700mila unità nelle città metropolitane, raggiungendo l’ammontare di 5,7 milioni. A livello nazionale si stima un incremento di 1,9 milioni di unità. Si configura uno scenario critico per le ripercussioni sul sistema sanitario, previdenziale, assistenziale e sul mercato del lavoro che rischiano di appesantire l’intero sistema Paese.

All’interno delle città metropolitane si stima una crescita più consistente nei comuni delle prime due cinture urbane (+17,3% la prima e +18,1% la seconda). Tra i capoluoghi predominerà l’incremento degli anziani a Roma (+17,1%) e nelle prime due cinture urbane di Cagliari (rispettivamente +27,7% e +30%).

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