Con l’avvicinarsi della fine del periodo di sperimentazione di Quota 100 (fissata per la fine del 2021) l’attuale governo guidato da Mario Draghi sta sondando il terreno per trovare una nuova riforma pensionistica. Le proposte sul tavolo sono diverse e l’ultima è quella avanzata dal capogruppo del Partito Democratico Graziano Delrio che ha ipotizzato un’uscita dal lavoro a 62 anni di età cono 30 anni di contributi versati. La proposta non è molto diversa da Quota 92 un’altra ipotesi di riforma avanzata qualche tempo addietro dall’economista Tommaso Nannicini. Ma vediamo insieme le tre riforme pensionistiche attualmente più quotate.
Quota 100 vs Quota 102
Una delle prime proposte di riforma è la cosiddetta Quota 102, questa non si discosta molto da Quota 100 ma consentirebbe di uscire dal mondo del lavoro a 64 anni di età e con 38 anni di contributi. Ricordiamo che Quota 100 prevede l’uscita dal lavoro a 62 anni di età e 38 di contributi. Anche Quota 102 prevedrebbe un taglio dell’assegno previdenziale per coloro che decidono di anticipare l’uscita dal lavoro.
Quota 100 vs Quota 41
Quota 41 è, invece, una riforma previdenziale pensata per agevolare l’uscita anticipata dal mondo del lavoro dei cosiddetti lavoratori precoci (coloro che hanno cominciato a lavorare prima dei 18 anni) il governo potrebbe però pensare di estendere Quota 41 anche a determinate tipologie di lavoratori come i lavoratori fragili o coloro che sono a maggior rischio Covid (lavoratori del settore trasporti e sanità). Quota 41 prevedrebbe l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica e comporterebbe una riduzione dell’assegno previdenziale anche fino al 25% o 30%.
Riforma delle pensioni: il pressing dei sindacati
Al fine di velocizzare le decisioni del governo sulla riforma pensionistica i segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto al ministro del Lavoro Andrea Orlando di riaprire attuare una riforma che possa entrare in vigore già dal primo gennaio 2022 e che sia in grado di superare Quota 100 senza tornare alla vecchia riforma Fornero o a un suo clone.
Andrea Carozzi
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