Ho avuto il piacere di intervistare il dott. Sebastiano Capurso, medico cardiologo, presidente della sezione regionale Anaste del Lazio dal 2008 e presidente di Anaste da marzo 2021.
Abbiamo parlato innanzitutto di rsa e di che cosa stanno vivendo le strutture in questo periodo drammatico di Covid-19, una situazione che non si è ancora conclusa ma che (forse) sta giungendo al termine.
Si parla spesso di assistenza residenziale e assistenza domiciliare: ho chiesto al dott. Capurso di spiegarci la differenza
«Sentiamo tanto parlare della necessità di rafforzare l’assistenza domiciliare come se fosse un’alternativa. In realtà, noi dobbiamo aver chiaro il concetto che le due tipologie di assistenza si rivolgono a persone diverse: per l’assistenza residenziale abbiamo utenti con compromissione medio/grave delle loro condizioni fisico-cognitive. Mentre, per l’assistenza domiciliare, il target è quello delle persone con disturbi medio/lievi. Quindi, le due tipologie di assistenza sono complementari, ma le persone che sono oggi nelle residenze non possono essere assistite a domicilio perché hanno esigenze particolari. Ciò di cui abbiamo bisogno è quello di potenziare sia l’assistenza domiciliare ma anche, soprattutto, l’assistenza residenziale».
A tal proposito, ho chiesto al dott. Capurso se la riforma dell’assistenza prevede l’aumento della disponibilità verso l’assistenza alle persone fragili.
«Bisogna considerare che il primissimo problema del nostro Paese è quello della mancanza di infermieri, medici, geriatri e di operatori socio-sanitari. Fare nuove strutture o pensare a nuovi tipi di assistenza è impensabile senza prima avere il personale qualificato che possa dare questo tipo di assistenza. Nel Pnrr c’è poco spazio per la ristrutturazione dei sistemi di formazione, che sarebbe invece il primo passaggio».
L’assistenza ha bisogno di personale altamente qualificato che ha necessità di formarsi nel tempo. Gli anziani non autosufficienti, lo sappiamo, hanno bisogno di grandi cure e attenzione, ma soprattutto di professionalità da parte di chi li assiste.
Che cosa propone Anaste per cercare di collaborare, anche con il governo, per trovare la strada giusta?
«Noi di Anaste abbiamo fatto una serie di documenti, inviati alla Presidenza del Consiglio, al Ministro della Sanità, come gruppo di interassociativo. Le proposte riguardano le rsa del futuro, in cui in una fase transitoria una parte delle attività potrebbero essere gestite attraverso sistemi di teleassistenze e di telemedicina per sopperire alla mancanza di personale. Queste possono essere anche strutture aperte sul territorio da cui parte la teleassistenza e l’assistenza domiciliare e quindi la rsa come punto di partenza e come punto di collegamento per il territorio».
Un progetto molto ben costruito quello che ci ha raccontato il dott. Capurso, quando è previsto l’avvio?
«Al momento stiamo aspettando un coinvolgimento più diretto da parte del governo».
Anaste sarà inoltre presente a Exposanità il 12-13 maggio proprio per parlare di questo con due convegni, uno su aspetti più tecnici e uno su aspetti più politici, che vanno a ridisegnare tutto il discorso molto complesso dell’assistenza territoriale.
Per maggiori informazioni www.anaste.it
Daniela Boccadoro Ameri