Oggi, i cosiddetti baby boomers, ovvero quella fascia di popolazione di nati tra il 1946 e il 1964, controllano tre quarti del patrimonio netto mondiale. Questi hanno goduto di un’epoca di rapida crescita economica, di salari stabili – che ha permesso loro di accumulare risparmi sostanziali e altri beni, compresi i rendimenti degli investimenti e le pensioni dei piani pubblici e aziendali – e di redditi aggiuntivi ricevuti dalle azioni societarie, e hanno quindi raggiunto l’età in cui avvengono i trasferimenti di
patrimonio intergenerazionale (in particolare, eredità e donazioni). Pertanto, il reddito lordo medio globale dei baby boomers sarà il più alto tra tutti i gruppi di età entro il 2030 e le dimensioni (è il più grande gruppo demografico in molti mercati sviluppati) lo rendono un importante segmento di consumatori.
Il quadro emerge da una recente analisi del centro di ricerca della Rome Business School.
A livello globale, questa categoria generazionale cresce più a lungo dei loro predecessori, il che significa che la loro influenza continuerà a rimanere forte. Il modo in cui la generazione di baby boomers deciderà di spendere e gestire i beni avrà un forte impatto materiale sull’ascesa e il declino di diversi settori e industrie a livello nazionale e internazionale. Le spese per alcune categorie di beni e servizi potrebbero ridursi notevolmente, mentre quelle per altri settori potrebbero rimanere costanti o aumentare, dando vita all’era della silver economy, ovvero di quell’economia che mira a servire e rispondere alle esigenze eterogenee degli anziani, sempre più protagonisti della classe media mondiale.
Guardando ai numeri, a livello mondiale, nel 2020, nell’Asia pacifica il potere di spesa degli anziani è stato stimato attorno ai 3,3 trilioni di dollari. La Cina è il Paese con il maggior numero di silver spender, con quasi 1 trilione di dollari di potere di spesa nel 2020, formando così 1/3 della spesa annuale dei consumatori globali. In Germania, un terzo della spesa totale è attribuita alle persone che hanno più di 60 anni. Questa cifra dovrebbe aumentare fino al 41% entro il 2050.
La novità del “pianeta silver” di oggi è una fase di vita mai sperimentata prima in cui si è oltre l’età piena adulta ma non si è ancora pienamente anziani. Per questo si può parlare oggi di “nuovi senior”. Questa fase di vita si distingue da quella propriamente anziana per condizioni di salute, per stili di vita, per opportunità e comportamenti nuovi. Di conseguenza, anche le proposte di segmentazione del mercato silver tengono conto di queste nuove fasi di vita e, al di là delle terminologie utilizzate per denominarle, spesso fra loro diverse, riflettono questa distinzione. Per esempio, grazie a una ricerca di Poste Italiane del 2018 è stato possibile ricondurre il mondo silver a due life stage diversi: coloro che non si percepiscono come anziani o come persone con ridotte capacità/possibilità. Non sentono il bisogno di essere aiutati né tantomeno generano questa sensazione nei loro figli, per i quali sono ancora un punto di riferimento. Hanno abitudini che li rendono, in modi diversi tra loro, attivi dal punto di vista delle relazioni familiari e amicali, continuano a coltivare e delle attività che svolgono per se stessi – spese quotidiane, lavori di manutenzione in casa, cura degli spazi esterni, volontariato, gestione nipoti, ecc. Coloro che invece accettano di essere anziani e hanno modificato le loro abitudini di vita. Sono sempre più in casa, sia perché fisicamente hanno meno energie, ma anche per una crescente insicurezza rispetto alle proprie capacità fisiche.
I cambiamenti qualitativi negli stili di vita dei senior, il mutato atteggiamento psicologico verso questa fase dell’esistenza, l’evoluzione dei nuclei familiari, il prolungamento della vita attiva, l’aspettativa di buona salute ed efficienza fisica in età che un tempo erano pensate per il riposo, sono alla base di una nuova domanda verso prodotti e servizi innovativi che possono fare sempre più leva sulle opportunità tecnologico-digitali.
Ma chi sono questi over 65? Gli over 65 italiani, oltre a rappresentare una componente numerosa e importante della popolazione, si caratterizzano anche per una condizione economica migliore e per una capacità di spesa superiore a quella delle altre fasce d’età. Per identificarli meglio, queste sono le loro caratteristiche: gli uomini sono 5,9 milioni, mentre le donne 6,8 milioni. Il reddito pensionistico annuo complessivo degli uomini è di 135,8 miliardi di euro, circa 25 miliardi in più delle donne: ciò si traduce in un reddito medio pro capite superiore per i primi: 23.156 euro per gli uomini, 16.254 per le donne. Questo è dovuto a una serie di motivi, legati soprattutto alle carriere delle donne, più discontinue, nonché al fatto che buona parte di loro percepisce una pensione di reversibilità che, nella migliore delle ipotesi, è pari al 60% o meno di quella diretta.
Per quello che riguarda l’età dei baby boomers, la porzione di popolazione pensionata più numerosa è quella tra i 70 e i 74 anni, che conta quasi 3 milioni di persone. Essendo la più numerosa, inevitabilmente la fascia d’età dei 70-74 anni è anche quella complessivamente più ricca, detenendo un reddito complessivo di poco meno di 59 miliardi di euro, circa 700 milioni in più della fascia dei 65-69 anni. Seguono progressivamente le fasce successive: quella dei 75-79 anni con 49 miliardi di euro, quella degli 80-84 con 38,8 miliardi, poi 85-89 con 25,6 miliardi e infine 90- 94 e over 95, rispettivamente con 12,2 e 3,6 miliardi.
I pensionati con un maggiore reddito medio pro capite sono quelli tra 65- 69 anni, con un reddito medio di 21.342 euro.