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Gestazione per altri e utero in affitto, qual è la differenza?

Gestazione per altri e utero in affitto, qual è la differenza?
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La gestazione per altri e l’utero in affitto sono espressioni utilizzate in contesti legati alla procreazione assistita e alla fecondazione in vitro, ma si riferiscono a situazioni leggermente diverse. Data la risonanza mediatica e politica degli ultimi mesi intorno al tema, è bene fare chiarezza, cercando di affrontare la questione in maniera oggettiva e apartitica. Vediamo differenze e peculiarità di ciascuna delle due pratiche:

GESTAZIONE PER ALTRI (GPA)

La gestazione per altri è un termine generico che si riferisce al processo in cui una donna porta in grembo un bambino biologicamente non suo per conto di un’altra persona o coppie (i futuri genitori). Questo può avvenire per diversi motivi, tra cui problemi di fertilità della coppia o impossibilità di portare avanti una gravidanza da parte della futura madre.

In un processo di GPA, la donna che porta il bambino in grembo è chiamata “gestante per altri” o “surrogata”. La gestante per altri può essere geneticamente legata al bambino (surrogata tradizionale) o non avere alcun legame genetico con il bambino (surrogata gestazionale).

UTERO IN AFFITTO

L’ “utero in affitto” è un’espressione specifica che si riferisce al processo in cui una donna, chiamata “surrogata gestazionale”, porta in grembo un bambino biologicamente non suo per conto di un’altra persona o coppia. In questo caso, la surrogata gestazionale non ha alcun legame genetico con il bambino che porta in grembo. La sua funzione è semplicemente quella di fornire un ambiente sicuro per la crescita del bambino durante la gravidanza.

Durante la pratica dell’utero in affitto, i genitori biologici (i donatori di ovuli e spermatozoi) forniscono il materiale genetico per il concepimento, che viene poi trasferito all’utero della surrogata gestazionale attraverso la fecondazione in vitro o altri metodi.

 

In breve, la principale differenza tra la gestazione per altri e l’utero in affitto è che la prima si riferisce a un’espressione più ampia, che può includere sia la surrogata tradizionale (quando la gestante per altri è anche la donatrice genetica) che la surrogata gestazionale (quando la gestante per altri non è la donatrice genetica). L’utero in affitto si riferisce specificamente al caso in cui la surrogata gestazionale non ha legami genetici con il bambino.

Entrambe le pratiche, comunque, coinvolgono una donna che porta in grembo un bambino per conto di altri; seppur le dinamiche genetiche siano differenti, in ciascuna delle situazioni la sensibilità e il corpo di una donna sono, tra le altre cose, funzione della nascita e quindi della vita di un altro essere, avvenimento che nella sua complessità, e nella sua meraviglia, non dovrebbero mai rappresentare pure transizioni economiche, nonostante la possibilità che queste esistano. È bene, quindi, che il fattore economico co-esista con quello umano, emotivo, e si sposi con le cause e le motivazioni per cui si ricorre a pratiche del genere.

Giuseppe Pipino

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