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Vivere connessi: così la tecnologia impatta sulla vita dei senior (e non solo)

Vivere connessi: così la tecnologia impatta sulla vita dei senior (e non solo)

Il maggiore impulso allo sviluppo di servizi relativi al benessere delle persone, specie dei senior (ma non solo), è dato dalla possibilità di rimanere connessi alla rete. Essere “always on” è spesso percepito come una condizione faticosa e negativa, una conseguenza legata all’invasività della tecnologia. Siamo però ancora in una fase in cui le reti e i dispositivi connessi sono poco intelligenti, ancorché connessi: stiamo vivendo in uno stadio di transizione, in cui dobbiamo ancora interagire molto attivamente con i nostri dispositivi, ma siamo sicuramente all’alba di servizi eseguibili da programmi in modo autonomo.

Per dare solo un’idea dell’evoluzione della capacità di connettere le persone tramite dispositivi, sempre più potenti e personali, basta ricordare che ci sono voluti circa cento anni (dal 1875 al 1975) per connettere il primo miliardo di luoghi fisici, quali stazioni, aeroporti, banche, ospedali, uffici e case; ma ne sono bastati solo 25 (fino al 2000) per connettere 5 miliardi di persone, grazie all’utilizzo appunto dei computer e dei telefoni portatili. In questi ultimi anni, stiamo per raggiungere i 50 miliardi di dispositivi e sensori pronti ad inviare dati e a ricevere istruzioni sempre più complesse. La crescita logaritmica dei dispositivi interagenti con la persona riceverà un ulteriore forte impulso dall’adozione diffusa del nuovo standard 5G, indispensabile nel permettere alle macchine di “fare da sé” ma su nostre istruzioni o, forse per i più, con il nostro consenso. La possibilità di connettere tra loro sensori e dispositivi per svolgere micro-attività in modo autonomo, è la chiave di volta tecnologica per la Silver Economy.

Il ruolo degli assistenti digitali

Nello sviluppo dei servizi digitali integrati un ruolo fondamentale è giocato dagli assistenti digitali detti anche assistenti virtuali o assistenti personali, che consentiranno di assolvere al requisito chiave per l’utilizzo da parte dei senior dei servizi offerti: la facilità di accesso e di utilizzo. Questa partita è giocata da tutte le big companies del mondo digitale che hanno sviluppato e stanno rendendo più efficiente il proprio personal assistant, alcuni nomi: Alexa di Amazon, Assistant di Google, Siri di Apple e Cortana di Microsoft fanno la parte del leone, ma altre aziende, come Alibaba, Facebook, Samsung e Xiaomi, sono tutte nella fase di sviluppo avanzato di una soluzione proprietaria. Tutti alla ricerca della propria soluzione con importanti differenze: chi come Amazon che con Alexa ha sviluppato un device, chiamato Echo, che ha lo scopo di ascoltare ed eseguire i comandi vocali, chi invece come Apple ha dotato i propri device (oggi la totalità dei prodotti Apple, iPhone, iPad, iWatch e Mac) di un potente sistema come Siri, chi come Google ha sviluppato sia un device (Google Home) che un sistema (Assistant) per gestire i comandi vocali. Il mondo degli assistenti vocali va interpretato nel lungo termine e non solo per quello che oggi sono già in grado di fare. Secondo il rapporto di Poste Italiane e Osservatorio Senior, “Silver economy technology and aging”, gli over 65 potranno beneficiare di questi servizi in tre mercati specifici: viaggi, finanza e gestione degli acquisti. Per esempio, per la ricerca della migliore soluzione per un viaggio, cambia la modalità principale di interazione, che entra nell’era delle “3T”: dieci anni fa l’interazione con il pc avveniva tramite tastiera (Typing), cinque anni fa l’arrivo di smartphone e tablet ha cambiato l’interazione permettendo di toccare lo schermo (Touching o Tapping) e oggi aggiungiamo l’interazione vocale (Talking) grazie ai personal assistant. Altro grande cambiamento, il fatto che, per effettuare una ricerca del genere, l’assistente personale non lavora più su un portale specifico, ma deve interagire con diversi portali contemporaneamente per associare e selezionare le offerte più congrue – e più convenienti – combinando informazioni, come quella relativa al programma frequent flyer, normalmente disgiunte. Per quanto riguarda la gestione degli acquisti domestici, anche in Italia è già possibile oggi fare la spesa tramite un assistente vocale, ma nel futuro molto prossimo saremo in grado di fare la spesa con un assistente che per noi andrà a selezionare quello che desideriamo – per esempio una bottiglia di vino di un produttore specifico – presso il fornitore che in quel momento potrà garantirne disponibilità immediata al miglior prezzo. Questo cambia tutto, compresi i programmi di fidelizzazione, che oggi tendono a farci comperare il più possibile nello stesso posto: estremamente comodo se devo pensare di andare in un punto a fare la spesa, ma ancor di più se la ricerca, la selezione e la consegna la fa il mio personal assistant. Con queste premesse è evidente come i brand e la gdo dovranno modificare i concetti di fedeltà alla marca e la conseguente remunerazione per la fidelizzazione del cliente.

Nell’ambito della gestione finanziaria poi, risulta facile pensare che grazie agli assistenti vocali sarà possibile pagare in modo più semplice bollette del telefono, del gas e della luce. 

Senior connessi anche per la propria salute

Anche nel settore del benessere e della salute ci sono strumenti e innovazioni che già oggi hanno iniziato a trasformare i servizi per i senior: sensori indossabili (ma non solo), servizi di monitoraggio della salute, assistenza a distanza per la salute dei più fragili.

Di grande interesse è la ricerca effettuata in 5 Paesi europei e sponsorizzata da un’azienda leader della domotica in cui risulta un’evidente correlazione da una parte tra competenza e tecnologia a supporto della vita dei senior attivi e non, e dall’altra propensione a rimanere più a lungo domiciliati nella propria casa. Gli italiani sono, tra i cittadini europei, i più interessati a capire come le nuove tecnologie possano essere di supporto in ambito domestico proprio su temi legati al loro stato di salute. Tuttavia, le caratteristiche di disponibilità e qualità della connessione alla rete e una ridotta conoscenza della tecnologia, limitano i senior nel sentirsi confidenti nell’affrontare il tempo che passa nelle proprie abitazioni.

Sono molti i fattori culturali che condizionano questa percezione negativa, ma non stupisce che l’informazione, la comunicazione e lo sviluppo conseguente di servizi efficaci vengano considerati fondamentali dai senior che desiderano/auspicano migliori servizi per la salute e per la gestione delle relazioni. Nel mondo delle popolazioni connesse la relazione “da remoto” con amici, famigliari e personale specializzato sui temi del benessere è un mercato che subirà trasformazioni rapidissime e di notevole impatto grazie proprio a una migliore connessione e allo sviluppo dei sensori (Internet of Medical Things).

L’orizzonte è quello di riconsiderare il concetto stesso di “relazione da remoto” oggi vista come una relazione meno rilevante ed efficace, proprio perché fino a ora c’è sempre stato bisogno di azioni spontanee da parte degli utenti per attivare una “relazione remota”, ma nei prossimi anni anche i senior connessi potranno, con cadenza settimanale o mensile, inviare dati e informazioni al proprio “health coach” in modo automatico e a sua volta l’health coach potrà fruire di assistenti virtuali, dotati di intelligenza artificiale, che potranno pre-analizzare i dati di ciascuna persona con la propria storia e percorso clinico, per evidenziare in modo personalizzato variazioni o anomalie che necessitino di maggiore attenzione e competenza.

L’impetuosa crescita di capacità dei sensori è il risultato dell’applicazione delle tecnologie abilitanti (KET) e di tecniche di produzione a basso costo che permettono ormai di avere anche in un semplicissimo telefono diversi sensori “ambientali” pronti a rilevare improvvise accelerazioni e decelerazioni, così come temperature esterne al telefono che potrebbero danneggiarlo (come il blocco automatico per surriscaldamento). I sensori biometrici sono invece la base del funzionamento dei dispositivi indossabili – detti anche wearables – che stanno conquistando una fascia sempre più rilevante di mercato soprattutto nelle comunità occidentali, dove è più semplice fruire di una connessione di buon livello. Oggi è possibile misurare e trasmettere tutta una serie di informazioni sullo stato di forma o di salute: la frequenza del battito cardiaco e la sua regolarità, la qualità del sonno, la capacità polmonare, indice di una buona respirazione. Sono inoltre in commercio e riconosciuti da certificazioni europee, diversi misuratori della glicemia indossabili, che permettono il controllo in continuo dell’indice glicemico e la memorizzazione della “storia” delle rilevazioni sullo smartphone dell’utente. Lo sviluppo dei sensori e la larga diffusione dei wearables, lascia intendere che, già oggi, il mercato non è costituito da pazienti connessi bensì da persone connesse e attente alla propria salute.

Il futuro: non solo sensori

Siamo già abituati a vedere anche senior indossare braccialetti o orologi in grado di trasmettere informazioni biometriche, ma siamo solo all’inizio: le nanotecnologie nei prossimi 5 anni permetteranno di realizzare un’ampia gamma di prodotti “smart”, tra i quali scarpe e maglie in grado di darci informazioni precise sui passi effettuati in una giornata e sulla temperatura corporea. Questo aspetto è fondamentale per comprendere il fenomeno: la salute è prevenzione e non solo cura; osservare e monitorare i nostri parametri mentre siamo sani diventa una buona pratica che si diffonde a popolazioni progressivamente più numerose. Proprio in quest’ottica di percepire benessere e salute come un’unica categoria, bisogna notare quanto sia evidente l’offerta di app disponibili sui nostri dispositivi mobili, tablet e telefoni, in modo più o meno gratuito: uno studio di IQVIA della fine del 2017, “The Growing Value of Digital Health”, riporta circa 318 mila app disponibili dedicate al tema del fitness, del benessere e della salute tra le quali più di 5 mila sono disponibili in Italia.

Non tutte le app sono uguali: moltissime si occupano degli esercizi fisici o delle raccomandazioni per un sano e corretto stile di vita: orientate alla prevenzione delle malattie e di eventuali danni, molte svolgono un ruolo informativo o educativo. Queste vengono incluse nella categoria “wellness management” e si occupano non solo della cura del benessere fisico, ma includono anche il benessere mentale. La seconda categoria, definita “health conditions management” include invece le app che forniscono informazioni, servizi e raccolgono dati su patologie e trattamenti specifici. Lo studio, alla sua terza edizione, ha dimostrato come, per la prima volta, la seconda categoria abbia superato la prima da un punto di vista del volume di offerta superando il 60% delle proposte disponibili.

L’enorme volume di soluzioni ha anche un importante rovescio della medaglia nel numero di download e di conseguenza di utilizzatori: solo poche decine possono vantare più di 10 milioni di download tra le quali ovviamente sono annoverate quelle applicazioni che troviamo già installate sui nostri telefoni, come la applicazione “Salute” presente sugli iPhone, che raccoglie informazioni di base sulla nostra attività quotidiana (numero di passi, distanza percorsa) e che può fungere da aggregatore per un grande numero di wearables, raccogliendo informazioni sul nostro sonno, il nostro battito cardiaco, il numero di scale che saliamo in una giornata, gli sbalzi altimetrici, le accelerazioni e le decelerazioni improvvise.

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