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Vaccino anti Covid: tutto quello che c’è da sapere

Vaccino anti Covid: tutto quello che c’è da sapere
Operatrice sanitaria con dose di vaccino anti Covid

Quattro giorni dopo il simbolico “vaccine day” del 27 dicembre scorso, con il via libera dell’Ema (European Medicines Agency) è ufficialmente partita la campagna di vaccinazione anti Covid in Italia. Le dosi di vaccino contro il Covid Pzifer-BioNTech finora somministrate sono oltre 412 mila, quasi un milione quelle consegnate alle Asl regionali (clicca qui per il nostro approfondimento).

La campagna si sta sviluppando in un continuo crescendo: da ora i vaccini vengono offerti a tutta la popolazione, secondo un ordine di priorità che tiene conto del rischio di malattia e della loro disponibilità.

Il vaccino: come funziona

Il vaccino somministrato è il Covid-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty). Contiene una molecola denominata rna messaggero (mrna) che porta con sé le “istruzioni” per produrre una proteina presente su SARS-CoV-2, il virus responsabile del Covid-19. Questi tipi di virus infettano le persone utilizzando proprio una proteina di superficie, denominata Spike. Questa agisce come una “chiave” permettendo l’accesso dei virus nelle cellule, in cui poi si possono riprodurre. Tutti i vaccini attualmente in studio sono stati messi a punto per indurre una risposta che blocca la proteina Spike e quindi impedisce l’infezione delle cellule.

Il vaccino è fatto con molecole di mrna che contengono le istruzioni utili alle cellule della persona vaccinata per sintetizzare le proteine Spike: le proteine prodotte stimolano così il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. Nelle persone vaccinate ed esposte al contagio, gli anticorpi prodotti bloccano quindi le proteine Spike e ne impediscono l’ingresso nelle cellule. La vaccinazione, inoltre, attiva anche le cellule T che preparano il sistema immunitario a rispondere a ulteriori esposizioni a SARS-CoV-2.

Il vaccino anti Covid, quindi, non introduce nelle cellule il virus vero e proprio, ma solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina Spike. Se, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare nuovamente in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. Inoltre, l’mrna iniettato con la dose non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione.

Obbligatorietà e categorie prioritarie

Secondo quanto si legge sul sito del ministero della Salute, al momento non è intenzione del governo “disporre l’obbligatorietà della vaccinazione”. Nel corso della campagna “sarà valutato il tasso di adesione dei cittadini”.

Al momento, le categorie prioritarie nella campagna di vaccinazione sono tre: gli operatori sanitari e socio-sanitari “in prima linea”, che hanno un rischio più elevato di esposizione all’infezione. I residenti e il personale delle rsa: i pazienti sono considerati ad alto rischio di malattia grave, a causa dell’età avanzata e della presenza di molteplici comorbidità. La terza categoria comprende le persone di età avanzata: in generale, un programma vaccinale basato sull’età, è più facile da attuare e consente di ottenere una maggiore copertura vaccinale. Oltre ad aumentare la copertura anche nelle persone con fattori di rischio clinici.

Sperimentazione, sicurezza, efficacia

Gli studi sui vaccini anti Covid-19, compreso quello attualmente somministrato, sono iniziati nella primavera 2020. Sono quindi durati meno rispetto ai tempi abituali, ma vi hanno partecipato un numero molto elevato di persone (dieci volte in più rispetto allo standard). In questi mesi hanno rappresentato un importante contributo anche le ricerche già condotte da molti anni sui vaccini a rna. Oltre alle grandi risorse umane ed economiche messe a disposizione in tempi rapidissimi. Inoltre, la valutazione dei risultati ottenuti da parte delle agenzie regolatorie è stata rapida. Queste semplici misure hanno portato a risparmiare anni sui tempi di approvazione.

I risultati di questi studi hanno dimostrato che due dosi del vaccino Covid-19 mRNA BNT162b2 somministrate a distanza di 21 giorni l’una dall’altra possono evitare al 95% degli adulti dai 16 anni in poi di sviluppare la malattia Covid-19 con risultati sostanzialmente omogenei per classi di età, genere ed etnie. L’efficacia è stata dimostrata dopo una settimana dalla seconda dose.

Al momento, l’Agenzia italiana del farmaco segue le attività di farmacovigilanza e promuoverà l’avvio di alcuni studi indipendenti post-autorizzativi sui vaccini Covid-19. Le attività di vigilanza riguarderanno sia la raccolta e valutazione delle segnalazioni spontanee di sospetta reazione avversa  sia le azioni proattive, attraverso studi o progetti di farmaco-epidemiologia.

Paola Pedemonte

 

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