Il tema dei riposi dell’assistente familiare convivente è sempre molto spinoso.
Sono ancora molte le famiglie che sottovalutano l’argomento. Siamo italiani e il rapporto con le regole è spesso combattuto, a volte per malsana abitudine e altre perché ci si trova costretti a “far di necessità, virtù”: nonostante questo possa accadere spesso, è importante essere ben informati rispetto a quel che la legge impone e quindi conoscere i rischi che si corrono. La mia esperienza è che questa consapevolezza il più delle volte è molto carente, e le famiglie entrano senza rendersi conto in una zona di alto rischio, per le proprie finanze e per la propria serenità.
Il famoso passaparola o i suggerimenti del vicino non è sempre detto che possano essere applicati alla nostra situazione specifica. La materia è talmente complessa che il mio parere è che è sempre meglio affidarsi ad un esperto del contratto per i lavoratori domestici, ad un’associazione sottoscrivente il c.c.n.l. tipo Assindatcolf o un’agenzia per il lavoro interinale: il fai-da-te in questo ambito è molto insidioso, e si sa che l’ignoranza non è giustificata dalla legge.
Non voglio improvvisarmi come “esperta di contrattualistica” perché non è la mia competenza, ma desidero accompagnarvi in un viaggio di presa di consapevolezza. Anche perché la maggioranza delle assistenti, al contrario nostro, è sempre più straordinariamente aggiornata rispetto ai propri diritti.
Ancora oggi mi capita di raccogliere il disappunto di famiglie che sottovalutano il lavoro dell’assistente famigliare e che per questo si stupiscono di dover pagare oltre mille euro per un servizio in regime di convivenza. Nello scorso articolo (link) ho spiegato come l’elemento principale che si paga è – di fatto – l’acquisto del tempo di chi presta assistenza. Quel tempo che – se non potessimo contare anche solo sulla presenza di un terzo – vedrebbe noi famigliari costretti a fare rinunce importanti, nel lavoro come nella vita privata. Questa comodità e l’opportunità di avere tempo per sé e per ciò a cui si ritiene dedicarlo – volenti o nolenti – si deve pagare, anche se la persona da assistere è allettata e incosciente, anche se diamo vitto e alloggio.
La realtà è che la stragrande maggioranza delle assistenze comportano un mix di momenti “morti” in cui la persona anziana riposa o non può muoversi, e momenti in cui ci si prende cura delle incombenze domestiche: i momenti “morti” sono molti è vero, ma il peso psicologico della responsabilità di convivere con una persona fragile richiede, in modo assoluto, di avere riconosciuti tempi di stacco e di riposo.
La legge interviene con continui aggiustamenti che cercano di arginare le pretese delle famiglie, e che vogliono tutelare una categoria sottoposta a un lavoro altamente usurante. Ragioniamo ora sulle altre pause tutelate dalla legge:
– le 54 ore settimanali di lavoro prevedono le notti di riposo a casa della famiglia: è la legge ma accade veramente? E il risveglio notturno? Fintanto che si tratta di alzarsi una volta, accompagnare in bagno e ritornare a letto, molte assistenti si rendono disponibili. La legge però le tutela qualora si rifiutino di farlo: sembra incredibile ma è così! Il suggerimento potrebbe essere quello di chiedere la disponibilità in tal senso (e non “pretenderlo” o darlo per scontato), essendo pronti a concedere un riposo più lungo durante il giorno; in alternativa e compatibilmente con un effettivo e concreto riposo si può prevedere il riconoscimento del lavoro notturno straordinario, con i relativi compensi previsti dalla legge. Se i risvegli sono frequenti e continuativi, la legge e il buon senso obbligano a prevedere che il presidio notturno sia garantito da un’altra assistente. Lo sforzo economico che questo comporta, spinge le famiglie a trovare dei compromessi, ma è fondamentale essere ben coscienti della norma e dei rischi che si corrono.
– 2 ore tutti i giorni: anche in questo caso, se la persona da assistere non è autonoma, vi è spesso la richiesta/pretesa, o addirittura l’aspettativa che la pausa venga sfruttata restando in casa. Molte famiglie “se la cavano” riconoscendo il diritto della persona a sfruttare le due ore come vuole (dormendo, pregando, facendo ginnastica, leggendosi un libro), purchè resti disponibile in casa. Io capisco la difficoltà della famiglia a coprire quelle due ore, ma nutrire questa aspettativa è contrario alla legge e suggerisco sempre di negoziare con l’aiuto di un terzo esperto. Per chi fatica a comprendere, suggerisco sempre di provare in prima persona a fare la vita che si richiede all’assistente, anche solo per 3-4 giorni, e forse si comprenderà meglio il paletto del legislatore e l’esigenza dell’assistente.
– Dalle 12 del sabato alle 8 del lunedì mattina: anche qui si apre la fiera delle negoziazioni e il fai-da-te è altamente sconsigliato. L’atteggiamento più sleale è quando si vuole far passare “il riposo fatto in casa” come un favore verso chi non ha una casa propria dove andare. Una cosa infatti è essere disponibili ad accogliere una eventuale “richiesta” a poter restare in casa durante il riposo, per il motivo suddetto, un’altra è proporlo come se fosse un favore che si concede, senza preoccuparsi che questo sia richiesto dall’interessata/o.
Un altro motivo di corto circuito è rappresentato anche dalle vacanze: spesso le famiglie amano poter garantire ai propri anziani un po’ di villeggiatura. L’assistente famigliare convivente è tenuta ad accompagnarli. La realtà di offrire l’opportunità di una permanenza in villeggiatura non esime dal fatto di riconoscere sempre gli stessi riposi! Nel caso in cui il rientro dell’assistente nella propria abitazione sia troppo difficile per via della distanza, è importante essere consapevoli che si sta chiedendo ad una persona di stare lontana dal proprio mondo più di quanto previsto durante l’anno. Non è sempre scontato che questo sia vissuto positivamente ed è importante affrontare il tema. Esiste poi il problema per cui molte assistenti si lamentano del fatto che se “a casa” si devono occupare di un ambiente vissuto da 1-2 persone, capita spesso che in vacanza il lavoro aumenti per via della presenza di altri famigliari. Il mio invito è quello di non dare mai nulla per scontato: incoraggio a riflettere, dialogare, comprendere il punto di vista dell’assistente, umanamente e contrattualmente. Ancora una volta l’aiuto di un esperto può tutelare tutti.
Un’ultima attenzione va dedicata a chi fa assistenza a persone con demenza: un’assistente famigliare è tenuta sia alla cura dell’anziano che a quella domestica, ma se l’assistito/a ha una forma di decadimento cognitivo che richiede di essere “guardato a vista”, l’assistente è “materialmente” impossibilitato a provvedere contemporaneamente ad entrambe le mansioni e tantissime famiglie faticano a comprenderlo. Mi verrebbe da dire: provare per credere e si potrà toccare con mano questa realtà. Lo stress psicologico ed emotivo di una tale assistenza è tale da richiedere di prevedere riposi aggiuntivi. Qui non è il contratto che comanda, ma il buon senso con il quale si valuta il carico assistenziale e ci si comporta di conseguenza. In caso contrario, non stupiamoci di sorprese sgradevoli: non le giustifico, ma a tirar troppo la corda…
Valgono sempre i principi: non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te e, “no fai da te”.
Silvia Farina
Silvia Farina ha iniziato molto giovane nel volontariato, tramite cui è arrivata a gestire una casa albergo estiva per persone anziane. Nel 2014 ha aperto un’agenzia di servizi a domicilio scegliendo di specializzarsi nel supporto alle persone con demenza/Alzheimer: come affiliata di Home Instead Senior Care ha acquisito la loro esperienza, costruita in 30 anni da oltre 1000 agenzie nel mondo. L’incontro con oltre 600 famiglie ha messo in luce l’attitudine a comprendere le situazioni, risolvere problemi e organizzare le risorse. Chiusa l’agenzia, ora collabora con VillageCare.it, il primo portale italiano che “aiuta chi si prende cura”, ed è consulente di società impegnate in progetti ad impatto sociale rivolti alla terza età. Sei un figlio caregiver? Silvia organizza l’assistenza ai tuoi cari: più soluzioni per loro e meno problemi per te! Prenota 30 minuti di colloquio gratuito al 392.9602612 oppure scrivendo a info@silviafarina.com.