GENOVA. Un posticino che so essere molto amato, un po’ nascosto e inaspettato nella sua realtà ottocentesca, incastonato in un tessuto urbano anni settanta, a mezz’oretta da Genova si chiama Pozzo Garitta. La nostra meta è a due passi due dal mare. Vi si accede da un arco di pietra percorrendo un viottolo che si apre in un palcoscenico inaspettato: il tavolato, il recioto, le quinte, le deliziose casette di pietra miracolosamente scampate alle orride speculazioni edilizie che hanno stuprato, irrimediabilmente, il nostro territorio. Sulla scena su descritta si affacciano, un laboratorio per gli artisti, due spazi espositivi, forse una vera galleria d’arte non inquinata da tendenza improbabili, e un ristorantino fatto di mattoni a vista niente intonaco niente calce. Si entra in punta di piedi, le volte individuano almeno tre maniche diverse.
L’aria è quella di una vecchia cantina molto curata come evince dal bagno up to date e dal buon gusto. Per noi viaggiatori è fondamentale ed è la prima meta di ogni signora, che deve sempre “verificare” il proprio aspetto. Ah ma ora che ci penso.. Non vi ho detto perché son qui. Sentite questa voce meravigliosa? E di Giua. Una giovane donna tenace diretta coraggiosa dalla splendida chioma rossa e cantautrice, cui la nostra orgogliosa terra ha dato i natali. Da Rapallo, facendo il giro da Shanghai, è approdata questa sera ad Albissola. Vedo in questo tempietto la musica d’autore, le foto di Fabrizio, di Tenco, dei nostri cantautori, inconsapevoli creatori di quella che poi è stata chiamata ‘la scuola genovese ‘ che non si è esaurita con loro, ma anche oggi partorisce esemplari di razza. Mi chiedo sempre quali siano gli ingredienti che questa nostra aspra erta pericolosa terra riesce a miscelare per dare risultati così. Se qualcuno ha una risposta o più risposte mi piacerebbe conoscerle.
Sss.. La musica ci avvolge, le note rimbalzano, saltellano, titillano nelle orecchie, circondandoci estasiati e ormai cotti a puntino da questa voce magica. Sono poesie in musica, racconti brevi incisivi e molto ironici, spiritosi e comprensibili ! Giua mette in musica i suoi dipinti, che sono a loro volta dei ritmi. Musica e pittura sono tutt’uno in lei che ci presenta questo suo mondo dove anche Pier Mario Giovannone costruisce castelli di carta di parole. Ma che sento ora? Non più le sue canzoni… questo è lo swing di Natalino Otto…Solo me ne vo per la città. Un omaggio sentito al grande personaggio, a lui e a Mariangela Melato.. Seguiteli.. Ci riserveranno molte sorprese.
Tiziana Leopizzi