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Pianeta Silver e non autosufficienza: le sfide per la Long Term Care

Contributo editoriale a cura di Mariuccia Rossini, presidente e amministratore delegato di Korian Italia Un “pianeta” demografico nuovo, con una popolazione sempre più Senior e un’attesa media di vita pari a 82,5 anni (Fonte: Istat 2017), caratterizzata da una sempre maggiore cronicità e dalla crescente incidenza numerica delle persone non autosufficienti. Sono solo alcuni dei…

Contributo editoriale a cura di Mariuccia Rossini, presidente e amministratore delegato di Korian Italia

Un “pianeta” demografico nuovo, con una popolazione sempre più Senior e un’attesa media di vita pari a 82,5 anni (Fonte: Istat 2017), caratterizzata da una sempre maggiore cronicità e dalla crescente incidenza numerica delle persone non autosufficienti. Sono solo alcuni dei dati che emergono dalla fotografia dello scenario italiano. Si tratta di numeri che parlano chiaro e impongono al sistema della Long Term Care un profondo ripensamento delle soluzioni sociosanitarie.

Nei prossimi 5 anni il numero di individui di età uguale o superiore a 65 anni supererà quello dei bambini al di sotto dei 5 anni. Il segmento di popolazione che aumenterà maggiormente sarà quello degli ultraottantenni, il cui numero assoluto risulterà praticamente quadruplicato entro il 2050 (Fonte: Istat, 2017). Un primo piano sul nostro Paese evidenzia che in Italia la crescita della popolazione anziana è particolarmente rapida: se nel 2007 gli over 65 erano 11,7 milioni (20,1% della popolazione), nel 2017 hanno raggiunto i 13,5 milioni (22,3% della popolazione). Si stima, inoltre, che nel 2050 la quota di anziani raggiungerà il 35,9% della popolazione totale, pari a circa 18 milioni di persone. E ancora: nel nostro Paese si conta un «Silver» ogni 4 persone, una media superiore a quella europea (Fonte: World Bank) pari al 22,7% della popolazione totale (Fonte: Istat 2017).

Con l’avanzare degli anni si aggrava, inoltre, la condizione di cronicità e, quindi, di salute. Nel 2013, circa 13 milioni di persone di 15 anni e più hanno dichiarato di avere limitazioni funzionali, invalidità o cronicità gravi – un numero pari al 25,5% della popolazione residente di pari età. Il 61% di questi (7.930.000) sono anziani che, nel 23,4% dei casi, riferiscono di avere limitazioni gravi: si tratta di circa 3 milioni di persone. E queste cifre sono solo riferite all’Italia (Fonte: Elaborazioni OASI 2017 su dati Istat, 2013)

Assistere gli anziani nel nostro Paese costerà sempre di più. La Ragioneria Generale dello Stato valuta che la spesa per l’assistenza di lunga durata passerà dall’ 1,9% del PIL nel 2015 al 3,2% del PIL nel 2060. A oggi, tuttavia, per la prima volta nella storia del Paese la copertura dei servizi e degli interventi per anziani non autosufficienti presenta tutti segni negativi (Fonte: Rapporto Auser 2017): diminuiscono gli anziani presi in carico nei servizi; gli utenti ospiti di strutture residenziali fra il 2009 e il 2013 sono diminuiti del 9,1%; quelli che hanno l’indennità di accompagnamento sono scesi dal 12,6% del 2011 al 12,0 del 2013.

In uno scenario in costante evoluzione, le policy sanitarie e sociosanitarie regionali faticano ad offrire risposte adeguate. Occorre, quindi, oggi più che mai, interrogarsi sulla percezione della rete sociosanitaria e sociale, spesso vista come a vantaggio di pochi, costosa e inefficiente.

Come è possibile migliorare l’efficacia dei servizi di assistenza domiciliare ADI e SAD? Come ampliare l’offerta di residenzialità per allineare il nostro Paese alla media Ocse? Per rispondere a questi e ad altri interrogativi occorre, a mio avviso, sviluppare un’analisi su tre macro temi: l’Utente, il Sistema e il Mercato.

L’Utente

Al target degli anziani non autosufficienti appartengono le persone di età superiore o uguale a 65 anni con limitazioni funzionali (Fonte: International classification of functioning, disability and health ICF) quali: la costrizione a letto, su sedia o in abitazione (confinamento); le limitazioni nelle funzioni della vita quotidiana, incluse le attività di vita quotidiana (Activities of Daily Living, ADL); problemi nel camminare, usare le scale e raccogliere oggetti da terra (limitazioni nel movimento); difficoltà della comunicazione (limitazioni di vista, udito e parola).

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Il Sistema sociosanitario, fra regionalità e globalità

Il nostro sistema sanitario e sociosanitario di Governance pubblica funziona attraverso 21 sistemi sanitari regionali, differenti per regole e per utilizzo dei servizi. In questo contesto, una delle difficoltà è proprio quella di definire i singoli setting assistenziali. Si pensi, per esempio, al tema delle Cure Intermedie. In Italia e nelle singole regioni ci sono innumerevoli modalità organizzative che stanno sotto questo cappello: dalla riabilitazione ospedaliera alla riabilitazione ex articolo 26, fino alla lungodegenza, alla lungo assistenza, alle cure post-acute e sub-acute.

Oggi è sempre più difficile parlare di “Welfare universale” perché solo una piccola parte degli utenti usufruisce gratuitamente dei servizi. Per esempio, ancora in pochi conoscono le modalità di accesso e di attivazione dell’Assistenza Domiciliare Integrata o di compartecipazione ai servizi socio sanitari a livello regionale. Anche nel mondo delle Residenze Sanitarie Assistenziali esistono nelle diverse regioni altrettanti differenti sistemi di naming, finanziamento, valutazione, tariffazione, compartecipazione alla spesa, appropriatezza e controllo. Con la nuova Legge sui LEA del 2017 finalmente si è fatta un po’ di chiarezza, ma le Long Term Care rimangono una delle aree i cui confini sono più labili. Spesso il contesto regionale si focalizza sull’appropriatezza e fatica a discutere in maniera approfondita sul Sistema nella sua globalità. Dati recenti evidenziano, inoltre, il tema dei ricoveri ripetuti in ospedale per gli over 75 e le enormi difficoltà dei Pronto Soccorsi di dimettere velocemente le persone anziane (Fonte: Cergas Sda Bocconi 2017). Fenomeni molto onerosi per il Sistema Sanitario Nazionale che richiedono soluzioni urgenti.

In questo scenario, si registra sia un’insufficienza di risorse, sia una frammentazione delle competenze istituzionali disperse tra Sistema Sanitario, Inps, e Comuni. Le famiglie sono quindi chiamate ad auto-organizzarsi per ricomporre la filiera dei servizi attraverso l’impegno diretto nella cura del proprio parente o con l’aiuto di un caregiver informale, o ricorrendo al ricovero sociosanitario in solvenza completa (Fonte: Report Oasi del Cergas-Bocconi 2016).

SSN in affanno su Long Term Care e cronicità

Le fonti pubbliche coprono ancora il 95% della spesa ospedaliera, ma solo il 60% della spesa per prestazioni ambulatoriali e il 65% delle spese di assistenza di lungo termine nelle strutture residenziali. E proprio il lungo termine e le cronicità si rivelano essere sempre più chiaramente l’area di maggior vulnerabilità del sistema (Fonte: Report Oasi del Cergas-Bocconi 2016)

Un mercato dai confini labili

In questo contesto, anche il mercato è in difficoltà perché non sempre sono chiari i confini per rispondere in maniera adeguata ai numerosi bisogni delle persone non autosufficienti.

Per esempio, come dovrebbero integrarsi tra loro i servizi a carico del Sistema e i servizi totalmente privati e in quale contesto normativo? E ancora: lo sviluppo delle tecnologie e dei sistemi informatici rappresentano una grande opportunità per innovare e modificare la presa in carico dei pazienti. Nell’attuale sistema di Long Term Care, però, l’investimento in tecnologia non è ben definito: chi dovrebbe farsi carico dei costi dello sviluppo Hi-Tech?

Il modello italiano, fra domiciliarità e residenzialità

Nel “modello italiano” le risposte alla non autosufficienza degli anziani sono la domiciliarità, che interessa 2,5 milioni di persone con un ruolo centrale delle famiglie, e la residenzialità, fondata sulla rete territoriale di presidi socio sanitari e socio assistenziali.

Il ruolo chiave di famiglie e Caregiver

La domiciliarità è un’opzione con un forte impatto sulla vita delle famiglie: impegni e carico sui figli, mantenimento di una badante, spese per il mantenimento di abitazioni datate o senza ascensore (Fonte: ricerca Auser, su dati Censis). In particolare, alcuni dati fanno riflettere sull’inadeguatezza del sostegno ai nuclei familiari. Per esempio, l’assistenza domiciliare non sempre è garantita dai comuni e l’offerta del servizio nel quinquennio 2009-13 è calata dall’86,3 all’85,7% a livello nazionale. Inoltre, la percentuale di comuni che eroga un servizio di assistenza domiciliare tramite voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari è rimasta invariata dal 2009 al 2013 senza crescere.

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Residenzialità in calo

La scelta di far ricoverare i propri cari in una struttura residenziale consente all’anziano non autosufficiente di usufruire di una vasta serie di servizi. Il ruolo-chiave è giocato dal team di operatori che lavora all’interno della struttura, ma anche dalla comunità nella quale il Senior entra a far parte, con tutte le ricadute positive in termini di socializzazione e stimoli positivi. 

I dati però non sono incoraggianti e portano in primo piano imponenti difficoltà logistiche e organizzative.

I posti letto pubblici o privati per i non autosufficienti coprono meno del 10% del fabbisogno: 270.000 posti letto rispetto a 2,8 milioni di non autosufficienti. Le cure domiciliari sono, inoltre, largamente insufficienti a colmare il gap: si tratta, in media, di 17 ore annue per paziente preso in carico (Fonte: Report Oasi del Cergas-Bocconi 2016).

Le soluzioni a cui ricorrono le famiglie sono il ricovero in regime di solvenza completa, l’impegno diretto nella cura del parente o il ricorso a una badante. Tale meccanismo, però, si basa su una combinazione di equilibri sociali destinati a scomparire. Se oggi il rapporto tra anziani e popolazione attiva è 35 a 100, nel 2065 sarà 60 a 100. Il sistema pensionistico ha, inoltre, tutelato i redditi medi degli anziani, rimasti pressoché invariati tra il 2006 e il 2014 mentre quelli dei giovani tra i 19 e i 34 anni sono diminuiti di 20 punti percentuali, ma il progressivo passaggio al sistema contributivo è destinato a ridurre anche i redditi da pensione (Fonte: Report Oasi del Cergas-Bocconi 2016).

Silver Housing: verso un nuovo approccio alla domanda residenziale degli anziani

Fra le nuove soluzioni residenziali per over 65 si sta facendo strada il Silver Housing indipendente. Ispirato dalla “Feel at Home Philosophy”, questo format abitativo-assistenziale trova la sua declinazione negli appartamenti protetti. Si tratta di una formula innovativa pensata per gli anziani non autosufficienti che non necessitano di assistenza medica full time. Gli appartamenti sono caratterizzati da spazi abitativi con aree condivise di incontro e socializzazione, ma anche dalla presenza quotidiana di personale medico in loco per la somministrazione delle medicine e il monitoraggio delle condizioni di salute. Ideali per conciliare indipendenza e privacy con l’assistenza medico sanitaria, gli “assisted flats” sono meno costosi dell’istituzionalizzazione e consentono ai Senior di rimanere nella propria casa il più lungo possibile, mantenendo tutti i vantaggi della loro Comfort Zone.

Considerando la popolazione italiana degli over 60, che attualmente raggiunge i 17 milioni di persone, e il tasso di penetrazione in Francia e Regno Unito, si stima che il numero di appartamenti protetti a livello nazionale possa essere compreso fra le 35 mila e le 124 mila unità, per un totale di 87 mila clienti potenziali (Fonte: Pwc su dati Istat). A confermare questa proiezione sono anche i recenti dati che rivelano che i «Silver» hanno spese percentuali più elevate della media nazionale riguardo all’abitazione e ai servizi sanitari e per la salute.

In questo quadro, le piattaforme tecnologiche possono giocare un ruolo chiave nella ricomposizione delle dinamiche di domanda e offerta, consentendo sia una migliore centralizzazione dei servizi assistenziali e residenziali, sia una più efficiente allocazione delle risorse su base territoriale, con conseguente miglioramento del livello di soddisfazione degli utenti.

Chi è Mariuccia Rossini

Dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Milano, Mariuccia Rossini, presidente e amministratore delegato di Korian Italia, inizia la propria carriera nel settore farmaceutico e poi in quello delle società di servizi sanitari, occupandomi prima per Europe Assistance, poi per Filo Diretto, della creazione di un network italiano di cliniche convenzionate. É così che si avvicina al mondo dei Senior. Nel 1995 crea il Gruppo Segesta, acquisito nel 2007 da Gruppo Korian, azienda leader nell’offerta di servizi residenziali, di cura e assistenza per l’invecchiamento di qualità. Sposata, senza figli, nel suo tempo libero Mariuccia Rossini ama cucinare e fare immersioni.

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