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Liscio come l’olio: una storia familiare della città d’Imperia

Liscio come l’olio: una storia familiare della città d’Imperia

Guido Novaro è “scribacchino”, come lui stesso ama definirsi, per caso. Ma possiamo dire un caso assai fortunato: erede di una grande dinastia che ha fatto grande la città d’Imperia, sia culturalmente, sia industrialmente, nel suo volume non racconta solamente la sua vicenda personale, a tratti assai emozionante e drammatica, ma anche il cammino di una grande azienda, la Sasso, guidata nel corso degli anni da personaggi di grande levatura morale ed enorme spessore culturale.

Liscio come l’olio, pubblicato nello scorso dicembre 2018 da 1000 e una notte, neonata casa editrice (fondata nel 2017) molto attenta ad autori e contenuti, ha già venduto quasi 1000 copie, solamente tramite il passaparola dei suoi lettori.

Protagonista di questo bel libro è, ovviamente, l’autore Guido Novaro, che presenta le storie narrate non solo come momento catartico di auto-analisi, ma anche e soprattutto proponendo il vivo ricordo dei suoi illustri avi e il loro enorme contributo allo sviluppo economico e culturale del capoluogo di provincia ligure.

Liscio come l’olio di Guido Novaro
1000 e una notte edizioni
€ 16,00

Troviamo dunque il capostipite Agostino, che nella seconda metà dell’Ottocento fondò la famosissima azienda olearia Sasso (cognome della moglie Paolina); i suoi famosissimi discendenti Mario e Angiolo Silvio Novaro: il primo filosofo e il secondo poeta, ma anche oculato amministratore dell’azienda di famiglia, grandissimo assaggiatore d’olio e fondatore della rivista La Riviera Ligure di Ponente che, regalata ai clienti, conteneva bozzetti, ricette, giochi a premi e articoli redatti dalle più prestigiose firme dell’epoca: Giovanni Boine, Dino Campana, Luigi Capuana, Emilio Cecchi, Giovanni Cena, Grazia Deledda, Guido Gozzano, Aldo Palazzeschi, Giovanni Pascoli, Camillo Sbarbaro, Giuseppe Ungaretti… solo per citare alcuni fra i duecento collaboratori che scrivevano per la testata.

Figlio di Mario, Guido, il nonno da cui l’autore ha ereditato il nome: anch’egli uomo di grande cultura e amore per le belle arti, collezionò nella sua vita circa una settantina di capolavori tra cui opere di Jacopo e Giovanni Bellini, Guido Reni, Canaletto, Giovanni Fattori, Parmigianino e, tra i più moderni, Carrà, Picasso, Boccioni, Morandi… Inevitabile per il nostro scrittore sviluppare in infanzia, adolescenza e giovinezza, altrettanto amore e sensibilità per il senso estetico. Un senso che egli ha magistralmente espresso in questo libro in cui le parole sono sempre misurate, delicate, spesso impalpabili, ma contemporaneamente pregne di significato e intensa emozione e partecipazione.

Le figure della famiglia Novaro sono molte e tutte assai particolari e interessanti come la nonna, Maria Soliani Raschini, insignita nel 2012 dalla Commissione dei Giusti istituita dallo Yad Vashem di Gerusalemme, della medaglia e dell’inscrizione del suo nome nel Giardino dei Giusti per aver salvato decine di ebrei perseguitati dalle leggi razziali, ma il fulcro del racconto di Guido, tra amari e dolci ricordi d’infanzia e gioventù, è il suo rapporto, aspro e sterile, con il padre Cellino.

Un padre severo, anaffettivo, duro e distante; un padre che non voleva essere tale e che, a un certo punto abbandona la famiglia per una nuova vita. Un colpo basso sia per la moglie, sia per i due figli, Guido e Paola.

Tra le reminiscenze di una vita comunque agiata, tra affettuose governanti, l’amato cane Slava, i collegi e gli studi all’estero e le lunghe e calde estati trascorse nella sua città natale, Novaro passa al setaccio il difficile e contorto rapporto, o meglio non rapporto, avuto con Cellino. Senza rabbia, senza rimpianti, senza accanimento: infine il racconto di un uomo che non solo ha fatto pace con sé stesso, ma anche e soprattutto con quella figura paterna così ingombrante, ma in fondo molto amata…

Un libro avvincente che si legge d’un fiato, per parafrasarne il titolo, liscio come l’olio, perché a ogni fine di capitolo, il desiderio di proseguire nella lettura e scoprire cosa ci sarà dopo è quasi incontenibile… Un libro che affonda nei sentimenti umani, ma che illustra magistralmente una natura, quella della Liguria di Ponente, che sa affascinare e contemporaneamente consolare l’anima afflitta del Novaro anche nei momenti più bui e difficili. Parole sempre misurate, ma precise, che, raccontando una storia personale, raccontano di tante altre storie simili e il plauso all’autore è proprio quello di aver attraversato due secoli di storia con accuratezza, amore e altrettanta lievità.

Viviana Spada

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