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La tecnologia al servizio dell’anziano

«La recente transizione demografica caratterizzata da un aumento dei soggetti anziani affetti da disabilità fisica e cognitiva, la crescita dei costi della assistenza sanitaria e il rapido sviluppo delle tecnologie elettroniche e informatiche, della automatizzazione ambientale (domotica) e della robotica, hanno indotto un aumento di interesse dell’industria, della ricerca, dei professionisti socio-sanitari e delle istituzioni verso le tecnologie e il loro utilizzo per l’anziano. La sfida è comprendere se le tecnologie possono concretamente aumentare l’autonomia e migliorare la qualità di vita dell’anziano e allo stesso tempo, in un’ottica di sostenibilità, ridurre il carico e i costi della assistenza». A spiegarlo è Alberto Pilotto, direttore del dipartimento di Cure Geriatriche, Ortogeriatria e Riabilitazione, ente ospedaliero Ospedali Galliera.

L’ente ospedaliero Ospedali Galliera è sponsor della seconda edizione del Silver economy forum, in programma da domani, giovedì 13, fino a sabato 15 giugno a Palazzo della Borsa a Genova.

«La nostra esperienza clinica maturata nell’arco degli ultimi 10 anni − afferma − ci suggerisce che in effetti la tecnologia Ict (Information and Communication Technology) e l’impiego di sensoristica ambientale e personale può migliorare significativamente il benessere abitativo, la sicurezza dell’ambiente e della persona aiutando l’anziano a trasmettere in tempo reale una serie di informazioni al centro clinico di riferimento utili per allertare il personale sanitario in caso di variazioni cliniche o situazioni di pericolo e/o di difficoltà personale».

«L’approccio clinico multidimensionale, sperimentato e validato nell’ambito dei progetti europei MPI_AGE, EUROSAF ed EFFICHRONIC, cui il Galliera ha partecipato attivamente anche con ruolo di coordinamento, riesce a garantire, grazie alla tecnologie informatiche e a sistemi di intelligenza artificiale, lo sviluppo di modelli prognostici multidimensionali (Multidimensional Prognostic Index), che forniscono informazioni cruciali per indirizzare le decisioni cliniche nei singoli pazienti, ma anche per facilitare scelte di natura organizzativa e gestionale nell’ambito della sanità».

«Il monitoraggio continuo − aggiunge Pilotto − effettuato con sensori ambientali e personali nell’ambito del progetto Mo.Di.Pro (Modello di Dimissione Protetta) ha permesso di sviluppare un indice di mobilità dell’anziano che assieme ad altri parametri clinici ricavati da tecnologie di teleassistenza e telemedicina, migliorano la possibilità di raccolta di informazioni cliniche e funzionali a distanza garantendo il monitoraggio delle condizioni funzionali e cliniche del soggetto».

«La nostra esperienza clinica con il robot Hunova, sviluppato dall’Istituto Italiano di Tecnologia e ora commercializzato da Movendo Technology srl, conferma che la tecnologia robotica riesce a fornire dettagli clinici che permettono di identificare i soggetti a rischio di caduta con una precisione e accuratezza di molto superiori rispetto a quanto permesso dalla valutazione clinica e la stabilometria classica. Ciò ha creato il presupposto per sviluppare interventi robotici personalizzati di prevenzione della caduta intervenendo sui parametri alterati dell’individuo identificati dal robot Hunova».

«Naturalmente, nel rapporto tecnologia-anziano esistono ancora alcuni punti da chiarire specialmente di natura etica, di accettabilità da parte dell’utente, e la necessità di una più precisa definizione dell’ambito clinico di impiego dei presidi tecnologici e, infine, di costi. La nostra esperienza clinica suggerisce che l’anziano accetta molto bene l’impiego delle tecnologie, se orientate a un miglioramento delle performance fisiche, della sicurezza e della qualità di vita e di cura».

In conclusione, spiega Pilotto, «l’anziano oggi più che una sfida è una grande opportunità per l’ impiego e lo sviluppo delle tecnologie volte a rendere più attivi e in salute gli anni di vita che l’anziano si trova a vivere. Questa grande opportunità che l’anziano ci offre si tramuterà in successo se riusciremo a trasformare l’attuale grande sforzo di collaborazione interdisciplinare tra clinici, ingegneri, informatici, ma anche psicologi, sociologi ed economisti in una concreta e sostenibile integrazione delle tecnologie all’interno del nostro sistema socio-sanitario».

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