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“La Scelta di Anne”: quando l’aborto era un reato

“La Scelta di Anne”: quando l’aborto era un reato
Scelta Anne

Leone d’Oro come Miglior Film alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 78, La Scelta di Anne (2021) è l’adattamento cinematografico del romanzo L’Événement (L’Evento, 2000) di Annie Ernaux, che racconta l’esperienza dell’aborto clandestino nella Francia degli anni ’60.

ANNIE ERNAUX, LA VITA E LA LETTERATURA  

Annie Ernaux è una scrittrice francese nata nel 1940 in Normandia. È considerata una delle più importanti scrittrici francesi contemporanee e ha pubblicato una vasta gamma di opere, tra cui romanzi, memoir e saggi, che esplorano i drammi della classe operaia e piccolo-borghese e della condizione delle donne nella società francese. Tra le opere più note di Ernaux, come La Piazza (1983) e Una Passione Semplice (1991), particolarmente conosciute in Italia sono Gli Anni (2008) e Memorie di Ragazza (2016).

Il suo stile è spesso descritto come «un’autobiografia oggettiva», ovvero il racconto di alcune delle esperienze più traumatiche, dolorose e felici della sua esistenza con un distacco quasi analitico, servendosi di una sorta di «Io collettivo». Proprio a questo si riferisce la motivazione dell’Accademia svedese che le ha assegnato il Nobel per la Letteratura nel 2022: «Per il coraggio e l’accuratezza clinica con cui ha svelato le radici, le rimozioni e i limiti collettivi della memoria personale».

IL FILM

La Scelta di Anne è un film del 2021 diretto da Audrey Diwan, il cui soggetto è tratto dal romanzo di Annie Ernaux, che racconta «l’evento» che ha sconvolto i suoi anni da studentessa di Lettere, ovvero una gravidanza indesiderata.

Anne ama studiare e ha ben chiari i suoi progetti per il futuro: fuggire dalla sua modesta condizione proletaria per diventare una scrittrice. È brillante sui banchi di scuola così come sulla pista da ballo, davanti agli occhi desiderosi dei ragazzi e a quelli più invidiosi delle sue compagne. Un giorno scopre di essere incinta e, quindi, privata della libertà che ha sempre rivendicato per sé stessa e per il suo corpo. Deve assolutamente trovare una soluzione, che sarà quella più rapida, ma anche quella più dolorosa e, ai tempi, gravemente pericolosa.

L’ABORTO NELLA FRANCIA DEGLI ANNI ’60

Negli anni ’60 l’aborto era illegale in Francia, così come in Italia. Ciò significa che molte donne che volevano abortire cercavano di farlo illegalmente, spesso in modo pericoloso e non igienico, nelle case di signore che chiedevano denaro in cambio di un’operazione non sempre sicura e il cui rischio era l’incarcerazione per tutte le persone coinvolte.

Il film, e quindi il romanzo, sono ambientati ben quindici anni prima della legge Veil del 1975, che ha depenalizzato l’aborto e ha permesso alle donne di accedere a un’assistenza medica sicura e legale.

Annie Ernaux, anche a seguito dell’esperienza narrata, è stata una delle voci più forti in Francia per la difesa dei diritti delle donne, di cui ha parlato spesso nelle sue opere.

PERCHÉ GUARDARE LA SCELTA DI ANNE

Ernaux prima, nel suo romanzo, e Diwan poi, nel suo film, raccontano la disperata ricerca di una donna verso la propria libertà di scelta, costatale un dolore fisico ed emotivo devastanti, un senso di vergogna e di isolamento che percorrono tutto il film in maniera onesta e cruda. Il 4:3 e la telecamera in spalla di Diwan chiudono lo spettatore entro la mente di Anne e lo accompagnano dettagliatamente in ogni dolore della protagonista, replicando la sofferenza e l’impotenza che poteva sentire una ragazza appena 23enne, prigioniera del proprio corpo e del giudizio della sua stessa società. Nessuna donna può evitare di sentire entrare dentro di sé il freddo del metallo, il sudore e la paura della protagonista. E nessun uomo può evitare di porsi qualche domanda sul proprio corpo e sulle proprie innate libertà.

PERCHÉ NON GUARDARE LA SCELTA DI ANNE

È certamente sconsigliata la visione a un pubblico troppo giovane per la forza di alcune immagini, nonostante in esse stia tutta la potenza del film, che non si fa mai ideologica e accusatoria, anzi. Non è un’opera contro gli obiettori di coscienza; non è la celebrazione della pratica dell’aborto; è il racconto della tragedia per eccellenza, quella in cui non è possibile scegliere del destino del proprio corpo. Il corpo, appunto, è il grande protagonista, non la coscienza, anche se è inevitabile che durante la visione questa venga smossa, ferita, sconvolta (ed è giusto così).

Giuseppe Pipino

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