Il settore automobilistico si appresta ad accogliere una delle rivoluzioni più significative di sempre, il lancio degli pneumatici senz’aria. Immuni ai cali di pressione e alle forature, questo nuovo modello di pneumatici potrebbe venire commercializzato a partire dal 2024. Lo studio di questo particolare e innovativo sistema, pensato per sostituire le classiche gomme tubeless non è recente: da diversi anni i produttori di pneumatici sono concentrati a sviluppare prototipi, ma con scarsi risultati, soprattutto per quanto riguarda la tenuta di strada ad alta velocità e la resistenza nel tempo dei materiali impiegati.
Proprio per far fronte a queste problematiche, due colossi dell’industria automobilistica, Michelin e General Motors si sono alleati dando alla luce lo pneumatico Uptis, acronimo di Unique puncture-proof Tire system, che rappresenta forse il traguardo della prima fase di ricerca e l’inizio di un nuovo modo di intendere e di progettare gli pneumatici.
Presentato nel corso del Movin’on (l’evento annuale di Michelin sulla mobilità sostenibile che si tiene a Montreal), l’Uptis è costituito da un battistrada che si caratterizza per essere supportato da una serie di raggi realizzati dalla fusione di gomma e resina rinforzata con fibra di vetro, che sembra in grado di sostituire l’ammortizzazione fornita normalmente dalla pressione dell’aria.
Le premesse che hanno portato alla realizzazione di Uptis si inseriscono nell’ambito dell’impegno di Michelin a sviluppare, attraverso la ricerca di sistemi fortemente incentrati sull’ecosostenibilità, nuovi prodotti dedicati alla mobilità. L’obiettivo sembra essere stato centrato, almeno in questa fase preliminare, in quanto l’Uptis è stato progettato appositamente per andare incontro alla futura rivoluzione elettrica del settore automobilistico, ma non solo. Questo nuovo modello di pneumatico risulta essere più longevo rispetto alle alternative tradizionali, in quanto si presenta decisamente più resistente ai danneggiamenti su strada ed è inoltre ricostruibile fino a 5-6 volte (contro una media di 2 o 3 volte degli attuali pneumatici) e questo di fatto può contribuire a ridurre lo spreco di gomme e dei materiali necessari alla loro produzione.
Andrea Carozzi