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La Nasa torna sulla Luna per gettare le basi dell’esplorazione marziana

La Nasa vuole tornare sulla Luna per creare una base fissa da impiegare come avamposto per l’esplorazione di Marte. Il programma prevede il ritorno di nuovi astronauti entro il 2028 come ha recentemente dichiarato l’amministratore dell’agenzia spaziale statunitense Jim Brindenstine. I primi passi verso la colonizzazione umana dell’unico satellite naturale della Terra dovrebbero essere mossi entro il 2024 quando verranno ultimate le nuove tecnologie volte a portare sulla superficie lunare alcune capsule ideate per garantire un avamposto stabile e sicuro per gli astronauti.

La missione è totalmente differente da quella intrapresa 50 anni fa da Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, l’equipaggio della missione Apollo 11 che portò per la prima volta l’essere umano a passeggiare sul suolo lunare. Il progetto dell’agenzia spaziale americana è quello di testare le tecnologie che serviranno per la futura esplorazione di Marte, il pianeta rosso dalla storia incredibilmente simile a quella della Terra. Nonostante sia ormai un mondo freddo e inospitale Marte rappresenta l’antico gemello del nostro pianeta, tanto che sulla sua superficie sono ancora ben visibili i segni lasciati dai mari e dai fiumi che una volta lo ricoprivano prima che il naturale aumento della massa del Sole li facesse evaporare.

Un ruolo rilevante nella nuova corsa alla Luna potrebbe essere riservato all’Agenzia spaziale italiana (Asi) che attualmente ha il monopolio della costruzione dei moduli abitativi della stazione spaziale internazionale e potrebbe essere chiamata a costruire anche quelli che andranno a comporre la stazione orbitale intorno alla Luna che avrà il compito di fare partire le navette che porteranno gli astronauti dalla terra alla Luna e viceversa.

La stazione, chiamata Lop-G (Lunar Orbital Platform-Gateway), sarà costruita all’insegna della collaborazione internazionale e dovrebbe coinvolgere gli stessi partner dell’attuale Stazione spaziale, ossia le agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa), Russia (Roscosmos), Giappone (Jaxa) e Canada (Csa).

Il ritorno dell’uomo sulla Luna è così il primo passo verso la nuova frontiera dell’esplorazione spaziale che prevede l’invio di equipaggi umani sia sul nostro satellite naturale che successivamente sul pianeta rosso. L’avamposto lunare risulta indispensabile per rendere più veloci le spedizioni verso il suolo marziano, anche grazie all’ausilio di speciali robot che agevoleranno le operazioni degli astronauti sulla Luna, questi robot verranno inviati sul satellite prima del nuovo allunnaggio umano attraverso delle capsule cargo che attualmente la Nasa sta mettendo a punto. Dopo cinquant’anni dal primo sbarco sulla Luna si preannuncia così una nuova corsa allo spazio dal sapore più scientifico e meno propagandistico rispetto a quella del passato dove Stati Uniti e Unione Sovietica si lanciavano verso le stelle per dimostrare la loro forza sulla Terra.

Andrea Carozzi

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