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La dieta della longevità per prevenire invecchiamento e malattie

La dieta della longevità per prevenire invecchiamento e malattie

“Fa che il cibo sia la tua medicina e che la tua medicina sia il cibo”, ammoniva Ippocrate già nel 440 a.C.: la qualità e la frequenza degli alimenti che consumiamo influenza il mantenimento del nostro stato di salute o malattia, ad oggi lo attestano numerose evidenze. La Dieta della Longevità, descritta nell’ultimo articolo di Valter Longo, direttore del Programma di Ricerca su Longevità e Cancro presso Ifom di Milano, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica americana Cell, è frutto di anni di studi che prendono in considerazione vari aspetti dell’alimentazione di diverse specie viventi.

L’articolo, firmato assieme a Rozalyn Anderson del Dipartimento di Medicina della University of Wisconsin-Madison, scienziata famosa per i suoi studi di nutrizione e longevità nelle scimmie, può essere letto integralmente su www.cell.com.

Sono stati analizzati diversi approcci, come la restrizione delle calorie totali, la dieta chetogenica ricca di grassi e povera di carboidrati, le diete vegetariane e vegane e la dieta mediterranea. Una lieve restrizione calorica è efficace nel promuovere la longevità poiché agisce favorendo dei processi di rigenerazione e protezione nell’organismo, gli stessi legati al meccanismo del digiuno, che ci aiutano a prevenire le malattie croniche quali diabete, malattie cardiovascolari e tumori. La dieta chetogenica e altre diete a basso apporto di carboidrati non risultano essere più efficaci nel regolare l’indice di massa corporea rispetto ad una dieta bilanciata con una lieve restrizione calorica, oltre ad essere anche associate ad una vita più breve e un rischio più elevato di malattie. Infine, le diete vegane risultano essere benefiche nel contrastare l’invecchiamento e le malattie, ma non al pari di una dieta vegetariana o pescetariana, poiché queste ultime riescono allo stesso tempo a prevenire il rischio di fratture ossee conseguente ad un’aumentata fragilità, comune nella maggior parte dei soggetti vegani.

Sono state poi valutate le diverse forme di digiuno: il digiuno intermittente sembrerebbe avere effetti benefici, ma non risulta essere migliore rispetto a una lieve restrizione calorica per ridurre peso e grasso corporeo o fattori di rischio associati a malattie; a parità di efficacia, aderenza e rischio di effetti collaterali, un digiuno quotidiano di 12-13 ore sembra quindi essere il compromesso ideale. In aggiunta a ciò, la dieta minima digiuno periodica sta emergendo come alternativa al digiuno intermittente, poiché può essere applicato solo poche volte all’anno per le persone relativamente sane o associato alle terapie farmacologiche per il trattamento di alcune malattie quali il cancro. Proteine e zuccheri, in particolare, causano un aumento dei livelli e attività di alcuni ormoni, fattori e meccanismi genetici associati all’accelerazione dell’invecchiamento e/o patologie legate all’età in diversi organismi a partire dai lieviti fino all’uomo.

La Dieta della Longevità prevede una selezione di specifici componenti della dieta con un’attenzione rispetto a età, sesso e condizione di salute: rappresenta perciò un valido strumento aggiuntivo ai trattamenti standard e una misura preventiva sullo sviluppo di malattie e mantenimento dello stato di salute in età avanzata.

I pilastri su cui essa si basa sono:

  • un apporto medio-alto di carboidrati complessi principalmente da legumi, cereali integrali e verdure, e grassi buoni come noci, olio di oliva e salmone, e una quantità di proteine prevalentemente di origine vegetale limitata, ma sufficiente (da modulare in termini quali-quantitativi nel caso di soggetti sopra i 65 anni o nel bambino)
  • un digiuno notturno quotidiano di 12-13 ore intervallato da dei cicli annuali di dieta mima digiuno della durata di 5 giorni, la cui frequenza va regolata caso per caso.

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