Ci sono i “nativi digitali”, cresciuti a pane e tablet. Ci sono i trenta-quarantenni che da adolescenti hanno scoperto il pc, salvo poi accorgersi che era già vecchio prima ancora di imparare ad accenderlo. E c’è chi la tecnologia l’ha incontrata in età adulta, senza capire se era lui a doversi adeguare alla tecnologia o la tecnologia a lui.
Oggi molte cose sono cambiate, e internet è diventato uno strumento trasversale, senza distinzioni di età, razza e genere. E, paradossalmente, sono proprio gli over 50 i maggiori acquirenti di prodotti hi-tech, dal pc all’i-phone ai tablet. Il motivo? Reddito e tenore di vita più alti, certo. Ma non è tutto. Superata la comprensibile diffidenza iniziale, per molti di loro è diventato impossibile tornare indietro.
Non è un caso se in questi anni abbiamo assistito alla crescita esponenziale dei corsi base e avanzati di informatica, che coinvolgono quasi il 45% di persone tra i 55 e i 59 anni. Un boom che va di pari passo con il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Che ha portato a un secondo paradosso: sarebbero, infatti, proprio gli adulti tra i 45 e l’età della pensione gli utenti più assidui di internet come canale di comunicazione e scambio con enti pubblici. Tradotto: se il lato “privato” e “non ufficiale” della rete è saldamente in mano ai giovani, la parte amministrativa e istituzionale è nettamente appannaggio degli over 50.
Ma c’è di più. In attesa che gli ultimi tabù e luoghi comuni 2.0 siano sfatati, negli ultimi tempi sono sempre di più gli studi che dimostrano – dati alla mano – gli enormi benefici psico-fisici prodotti da internet nelle persone di mezza e terza età. Già nel 2011 l’autorevole rivista inglese Cancer epidemiology, biomarkers and prevention aveva pubblicato i risultati di uno studio realizzato oltremanica su uomini e donne dai 50 anni in su. Con esiti sorprendenti: gli utilizzatori abituali di internet fanno più attività fisica rispetto ai coatanei “analogici”, mangiano meglio (il 24% in più consuma almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno), si sottopongono più facilmente a screening sanitari e hanno il 44% di probabilità in meno di essere fumatori abituali.
Inoltre, la digitalizzazione in età adulta rappresenta un valido alleato contro la depressione. La scoperta arriva da una ricerca della Michigan State University, sul cui Journal of gerntology ha di recente pubblicato un accurato studio secondo cui la socializzazione on line, se usata con moderazione, è in grado di abbattere i fenomeni depressivi fino al 30%.
Un’indicazione confermata proprio in questi giorni dal progetto anglo-italiano Ages 2.0. In pratica, gli ideatori hanno lavorato su un campione di analfabeti digitali tra i 60 e i 95 anni, insegnandogli ad usare internet, la mail, Skype e i social network più diffusi. Il risultato è stato un generale aumento delle capacità cognitive, maggiore inclusione sociale e, di conseguenza, un miglioramento psicofisico complessivo.
Lorenzo Tosa