ADA D’ADAMO: LA VITA, LA CARRIERA E LA MALATTIA
Ada D’Adamo nasce nel 1967 a Ortona. Si appassiona fin da piccola alla danza classica e alla sua etica, così dopo il liceo prosegue gli studi in discipline dello spettacolo, laureandosi all’Accademia nazionale di danza di Roma e poi anche in Lettere alla Sapienza. Sono questi i due mondi su cui si muove, il balletto, che impara e insegna per tutta la vita, e la scrittura, collaborando per 15 anni come editor per la casa editrice Gallucci, focalizzandosi sulla narrativa per l’infanzia e saggistica sulla danza. Nel 2005 diventa madre di Daria, una bambina affetta da oloprosencefalia, una malformazione al cervello che non le permette di vedere, parlare, stare dritta da sola.
Nel febbraio 2008 scrive una lettera a Corrado Augias, che al tempo curava una rubrica su Repubblica, in cui racconta che cosa significa crescere in Italia un figlio con pluridisabilità, per denunciare la mancata tutela dello Stato nei confronti delle famiglie con figli disabili.
Il suo memoir, Come d’aria si apre con la diagnosi di Ada avvenuta nel 2013, e si sviluppa con l’intreccio della sua malattia e quella cronica di sua figlia.
COME D’ARIA, PREMIO STREGA 2023
Il giorno prima della sua morte, Ada D’Adamo apprende di essere tra i 12 finalisti del Premio Strega 2023, che verrà assegnato postumo al suo memoir, iniziato nel 2013, dopo la diagnosi del tumore che ha combattuto per dieci anni. Come d’aria è il racconto, in parallelo, della malattia della madre e del disagio della figlia, percorso a ritroso dalla voce narrante della donna che parla alla seconda persona alla sua bambina ormai ragazza. La figlia diventa donna mentre la madre sta morendo. Nel romanzo, la scrittrice ripone la sua paura principale, ovvero la perdita del contatto fisico con la figlia, soprattutto dopo aver scoperto del grave tumore che ha preso possesso del suo corpo.
Il libro è stato non solo una rivelazione, struggente e attuale, ma anche il successo editoriale di questa estate, e a spiegarlo è sufficiente il suo incipit: “Sei Daria. Sei D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile. Nel tuo nome un destino che non ti fa creatura terrena, perché mai hai conosciuto la forza di gravità che ti chiama alla terra. Gravità, che ogni nato conosce non appena viene al mondo.”