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Federico Rampini: “La longevità non è un fatto negativo”

Federico Rampini: “La longevità non è un fatto negativo”

NEW YORK – Oggi Ray Kurzweil a 65 anni e` considerato “il Thomas Edison dei nostri tempi”, cosi` lo definisce un lungo ritratto che gli dedica il Wall Street Journal.  All’eta` di 17 anni divenne celebre per la sua prima invenzione, un computer in grado di comporre musica nello stile di Vivaldi, Mozart, Beethoven. Da allora non ha mai smesso di sfornare invenzioni, molte delle quali hanno un’utilita` sociale (per esempio il software che traduce ogni testo nella scrittura Braille per non vedenti), alcune di uso ormai universale: come gli apparecchi scanner che convertono tutto in formato digitale. A 65 anni, Kurzweil e` stato “assunto” per la prima volta: da Google. Dopo una vita spesa come inventore-imprenditore indipendente, Kurzweil all’età che in Italia lo renderebbe “pensionabile”, sta iniziando un’esperienza professionale del tutto nuova e per lui sconosciuta. Di lui colpisce anche l’ottimismo: e` convinto che l’umanita` sia alla vigilia di scoperte bio-tecnologiche straordinarie. “Tra 15 anni – prevede – la nostra longevita` comincera` ad allungarsi di un anno di vita in piu` ogni anno”.

Non sono sicuro di riuscire a condividere l’ottimismo di Kurzweil su quest’ultimo punto, e tuttavia il suo atteggiamento fiducioso – molto diffuso qui in America – e` utile per affrontare una delle sfide decisive del nostro tempo: l’aumento della nostra longevita`.

Questi temi oggi sono molto dibattuti in America, perche` siamo alla vigilia di un passaggio epocale. Si avvicinano all’eta` (teorica) della pensione i piu` maturi fra noi baby-boomer. Siamo (uso la prima persona plurale visto che ne faccio parte) la generazione piu` popolosa della storia umana. Nati fra il 1945 e il 1965, nell’esplosione di fertilita` che coincise con il dopoguerra e il boom economico, abbiamo avuto un impatto “destabilizzante” e rivoluzionario in molti campi: politica, economia, costume, sessualita`, moralita`, cultura, musica. Non per merito nostro, ma semplicemente per effetto della nostra numerosita`, abbiamo sconvolto un po’ tutto sul nostro passaggio. Dopo di noi in conseguenza della denatalita` nessun altra generazione ha potuto essere cosi` folta ed esercitare un impatto cosi` potente. Per la stessa ragione legata alle nostre dimensioni eccezionali, inevitabilmente stiamo sconvolgendo stereotipi e luoghi comuni sull’invecchiamento.

Le eta` sono state spesso delle costruzioni culturali: basti pensare all’adolescenza, che non esistette per gran parte della storia umana. Noi baby-boomer siamo destinati a inventare una nuova stagione della vita umana, la “seconda eta` adulta”. Alcuni dei simboli di questo nuovo modo di vivere, una “eta` del bis” in America sono sotto gli occhi di tutti: vanno da Bill Clinton (baby boomer anziano) a Bill Gates (mio coetaneo…) a Barack Obama (baby boomer giovane). Ma non sono solo i ricchi, i potenti, i privilegiati e i fortunati, a invecchiare meglio. E’ sotto i nostri occhi che questo fenomeno sta diventando maggioritario, un “privilegio di massa”. E’ incontestabile il fatto che oltre a vivere piu` a lungo, si invecchia anche meglio. In parte e` dovuto ai progressi della medicina. In parte e` anche merito nostro. E’ la nostra generazione ad avere inventato il salutismo come pratica diffusa, ad avere massificato il jogging e lo yoga, la palestra e lo Slow Food. Diamoci pure i meriti che ci spettano…

In Italia purtroppo anche il fantastico tema della longevita` crescente viene letto in chiave negativa. Se ne sono impadroniti i tecnici contabili della finanza pubblica, i teorici dell’austerity, per spiegarci che questa e` una catastrofe destinata a far saltare tutti i conti della previdenza. Nel dibattito politico si parla di rottamazione in modo legittimo quando s’invoca un ricambio ai vertici della classe dirigente; ma e` profondamente sbagliato se invece la “rottamazione” diventa uno slogan rivolto contro un’intera generazione. Solo in Italia si e` creata questa pericolosa illusione, questa deformazione grottesca della realta`, per cui sarebbe colpa “nostra” – che non ci decidiamo a sgombrare il campo! – se tanti giovani sono disoccupati.

Un momento: vi siete accorti che il paese dove s’inventarono le baby-pensioni, il paese dove si usano i prepensionamenti dei cinquantenni come ammortizzatore delle crisi aziendali, il paese degli esodati, ha una disoccupazione giovanile doppia o tripla rispetto a quella di paesi come gli Stati Uniti (dove si lavora fino a 67 – 70 anni) o come la Germania (dove i prepensionamenti sono scoraggiati). L’ottimismo che e` palpabile nel mio libro – “manifesto generazionale per non rinunciare al futuro” – si nutre di esempi concreti, dalla California all’Europa nordica, societa` che stanno progettando la valorizzazione delle “pantere grigie” come una risorsa. Anche per rimettere in moto uno sviluppo che sia ricco di opportunita` per i giovani. E’ l’esatto contrario di quella guerra generazionale che viene predicata in Italia.

Federico Rampini

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