«Il mio segreto per arrivare in forma alla mia età? Tenersi sempre dritti. Quando ci si comincia a curvare, si è dei vecchietti», Charles Aznavour, 90 anni e non sentirli.
Milena Gabanelli, giornalista, inviata di guerra durante gli anni ’90, ideatrice e front-woman del programma d’inchieste Report, ha intervistato per il Corriere della Sera, Charles Aznavour, artista e diplomatico armeno, da sempre al fianco della popolazione dell’Armenia che, durante gli anni, ha aiutato con iniziative benefiche e progetti umanitari. «Volevo permettere a persone che non avevano più niente e che volevano rivedere i loro parenti, o provare a costruirsi un’altra vita lontano dalla guerra, di realizzare i propri desideri. Io mi guadagno molto bene la vita. Non ho voglia di essere il più ricco del cimitero. Non ho nemmeno voglia di morire», commenta Aznavour a Gabanelli.
Il contante, armeno d’origine ma francese d’adozione, ha aiutato la sua popolazione, soprattutto durante la guerra tra Azerbaijan, appoggiato dalla Russia, e Nagorno Karabah, un’enclave a maggioranza armena, in territorio azero, che nel 1992 si è proclamato indipendente. Dopo ventidue anni, la situazione tra i due paesi non è ancora risolta: «Se avessimo del petrolio, non avremmo tanti problemi. Il petrolio muove le persone, permette a molti di dimenticare il proprio senso morale. Io no, non me ne dimentico».
Milena Gabanelli, durante la sua intervista, disegna un escursus sulla vita diplomatica e artistica di Aznavour: «Quando ho iniziato a cantare hanno detto che ero un nano, che gli infermi non bisognava farli salire sul palcoscenico. Ma io ho tirato dritto. Charles Trenet è stato il mio maestro di scrittura, ma chi mi ha insegnato a mettere tutto me stesso in una canzone è stata Edith Piaf. Ho vissuto otto anni in casa sua, eravamo come due fratelli». I brani di Aznavour sono testi difficili, crudi, violenti su persone infelici: «La gente felice non ha storia, lo sa? Gli infelici hanno una storia, ma siccome sono infelici, pensano di non avere niente da dire, che la vita è questa e basta».
L’intervista, pubblicata sul Corriere della Sera, tocca anche il tasto dell’età: «I vantaggi di essere vecchio sono quelli che ci inventiamo mano a mano che si avanza, anche perché se non accetti gli anni che hai, è un disastro. Con umorismo, con tenerezza, con nostalgia, ma bisogna accettarli».
Aznavour è stato il primo a comporre e cantare una canzone sugli omosessuali. Quel che si dice è un pezzo del 1972, avanguardista dei tempi, realizzato prima ancora che esistesse il termine gay: «Io ho sempre violentato il pubblico, un certo pubblico. Perché se alla gente non s’insegna qualcosa, resteranno sempre degli asini. Nella maggior parte dei casi è un fatto genetico, non perché qualcuno gli ha detto che deve essere omosessuale. Si figuri che fra i miei amici, i primi a dire “non canterai mica questa canzone qua?”, sono stati proprio gli omosessuali».