Le misure contenute nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo sembravano già molto restrittive. E sembrava anche chiaro che per tenere sotto controllo la situazione di emergenza sanitaria ci fosse bisogno della collaborazione di tutta la popolazione italiana. Eppure, c’è chi non ha preso sul serio le nuove norme e ha continuato ad affollarsi per strada e nei locali. Naturalmente, per motivi futili e non per situazioni di necessità. Il governo ha perciò reagito estendendo le regole che valevano per le cosiddette zone arancioni a tutta la penisola. Usando le parole del Premier Conte, l’Italia è diventata un’unica area protetta.
Non ci sono più zone rosse o arancioni
Le zone rosse, che – ricordiamo – erano individuate in alcuni comuni del lodigiano e in Vo’ Euganeo, non esistevano più già a seguito del dpcm dell’8 marzo. Questo però istituiva alcune zone arancioni, site nel Nord Italia, per le quali valevano misure più stringenti. Ora, con le nuove disposizioni delle autorità, cadono anche queste distinzioni e le norme per limitare il contagio diventano le stesse per tutta la penisola. E l’Italia diventa per intero un’unica area protetta. Il nuovo dpcm è attivo dalla mattina del 10 marzo e avrà validità fino al 3 aprile. Le misure mirano a limitare il più possibile gli assembramenti di persone e i contatti interpersonali. L’obiettivo è ridurre il numero dei contagiati che potrebbe mandare in tilt il sistema sanitario nazionale.
#iorestoacasa
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha soprannominato quest’ultimo decreto #iorestoacasa. È proprio questo il messaggio che deve passare alla popolazione. I cittadini italiani sono chiamati ad agire con responsabilità e senso civico. Rimanere chiusi in casa è un sacrificio che comporta delle rinunce. Ma spostarsi solo per le estreme necessità è importante per proteggere le fasce della popolazione più fragili. In primis, over 65 e immunodepressi.
Nel nuovo decreto del 9 marzo si raccomanda perciò di evitare ogni spostamento, a eccezion fatta per quelli determinati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute (qui spieghiamo meglio cosa si intende per questi casi). Gli eventi, le manifestazioni, le attività sociali di qualsiasi natura sono sospese. In generale, è vietata ogni forma di assembramento in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Le merci circolano liberamente e le attività commerciali rimangono aperte con alcune restrizioni: il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di 1 metro fra utenti e avventori; ingressi con modalità contingentate; riduzione oraria per bar e ristoranti, aperti dalle 6 alle 18. Le scuole di ogni ordine e grado, compresi i servizi educativi per l’infanzia e Università, attività di formazione, master e quant’altro rimarranno chiuse su tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile.
Micol Burighel