Il Covid ha portato alla ribalta il concetto di fragilità, una condizione tipica dell’invecchiamento caratterizzata da un’aumentata vulnerabilità ad eventi acuti.
“Ma la fragilità, oggi tanto decantata, non è mai stata misurata, né tanto meno utilizzata per programmare servizi territoriali di long-term care adeguati alla complessità degli anziani. La pandemia ha fatto capire che dobbiamo sfruttare l’opportunità del PNRR per ripensare un servizio sanitario orientato alla presa in carico delle persone fragili”, spiega Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva del Ministero della Salute.
A confermare questa urgenza sono i dati dell’indagine che per la prima volta, ha misurato e mappato la fragilità tra la popolazione ultrasessantenne in Italia: più di 1 over-60 su 5 – quasi 4 milioni di persone – presenta una fragilità di grado moderato o severo che necessita di un monitoraggio e un’assistenza continui per evitare che precipiti portando con sé disabilità gravi, ospedalizzazioni e decessi. Un rischio fortemente correlato alla multicronicità, con 13 milioni di over-60 (3 anziani su 4) che, stando all’indagine, sono affetti da cinque o più malattie croniche.
Al centro dell’indagine, le sfide in atto per la riorganizzazione, l’integrazione e la digitalizzazione della rete dei servizi territoriali.
“Il lavoro nato dalla collaborazione tra geriatri e medici di medicina generale – aggiunge il professor Bernabei – ha concretizzato la fragilità in una misura fruibile e interpretabile, sia per i medici che per i decisori, per meglio declinare l’assistenza agli anziani. Riconoscere per tempo la fragilità, consente al medico di intervenire sul singolo paziente con una presa in carico personalizzata prima che la condizione precipiti ulteriormente. Ma non solo: sapere quali Regioni e Province d’Italia sono caratterizzate da una più alta prevalenza di fragilità e multicronicità permette di destinare alla long-term care risorse, professionisti, strutture e servizi adeguati a rispondere puntualmente ai bisogni dei più vulnerabili”.
Partendo dal presupposto che la presenza di fragilità severa determina il bisogno di cure domiciliari o residenziali, l’indagine di Italia Longeva ha analizzato anche il rapporto tra il tasso di fragilità, l’offerta regionale di posti letto nelle residenze socio-assistenziali (RSA) e i servizi di assistenza domiciliare (ADI). Il quadro che emerge è ancora una volta eterogeneo lungo la penisola: solo 5 regioni su 20 offrono servizi di ADI o RSA proporzionati al numero di anziani con fragilità severa residenti nella stessa regione.
“Il PNRR è, per il Servizio sanitario nazionale, l’occasione per modernizzare la rete dell’assistenza territoriale ma è indispensabile una cabina di regia che ‘governi’ la fragilità.”, conclude il presidente di Italia Longeva.